NOVARA - Saracinesche rialzate il 22 maggio, con qualche giorno di ritardo per mettersi in regola con le normative anti-Covid, dopo due mesi di stop forzato. Dopo solo cinque giorni, una telefonata intimidatoria. È la vicenda denunciata da Francesco Amabile, parrucchiere di 51 anni cresciuto a Salerno ma che ha il suo negozio nel centro di Novara. Il motivo delle minacce è presto spiegato: Francesco, insieme all'Associazione Energy Beauty Union, è tra i 20mila firmatari della petizione lanciata dall'estetista romana Romina Paludi per chiedere al governo misure urgenti per il rilancio del settore della bellezza e contro l'abusivismo della professione.
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Il 27 maggio la telefonata inattesa al numero del negozio: «Ho risposto serenamente - spiega il parrucchiere - ma mi sono sentito dire "non importa chi sono, le voglio soltanto dire che con questo casino che state facendo con la petizione è meglio che vi diate una calmata. Sennò le cose potrebbero andare diversamente». Una minaccia velata che non ha colto impreparato Amabile: «Io non ho paura, denuncio», la sua risposta.
E così è stato. Ha denunciato ai Carabinieri della stazione di Oleggio le intimidazioni subìte.
La petizione lanciata su Avaaz.org per salvare la categoria di parrucchieri, centri estetici, barbieri e tatuatori fa al Governo delle richieste ben precise: dalla sospensione di tutti i mutui al sostegno per gli affitti dei locali, dal sostegno al reddito per i titolari di centri estetici e parrucchieri per almeno sei mesi agli ammortizzatori sociali fino all'esonero dal pagamento dei contributi INPS e la proroga delle scadenze fiscali.
Nessuna strada è rimasta intentata, ma a nulla sono valsi i tentativi finora effettuati di carpire l'attenzione del Governo: «Abbiamo inviato 1820 mail e telefonato per due mesi alla segreteria di Conte, ma finora nessuno ci ha dato ascolto».
Intanto, il parrucchiere Francesco continua a lavorare a regime ridotto: «Sabato ho incassato appena 40 euro. Ma non ho aumentato i prezzi e non ho intenzione di farlo. Ho affisso un cartello: «Aumeno prezzi? No! Ma per tutelatre vostra salute grazie per il contributo ai costi aggiuntivi creati dal Covid-19».
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