Rimane chiuso per l'allarme Coronavirus, il giudice: «Il negozio non deve pagare l'affitto»

Rimane chiuso per l'allarme Coronavirus, il giudice: «Il negozio non deve pagare l'affitto»
Rimane chiuso per l'allarme Coronavirus, il giudice: «Il negozio non deve pagare l'affitto»
di Gianluca Amadori
3 Minuti di Lettura
Martedì 26 Maggio 2020, 02:00 - Ultimo aggiornamento: 16:52

VENEZIA - Sono già due i provvedimenti emessi dal Tribunale civile di Venezia sul tema dei canoni d’affitto non dovuti da commercianti che, a seguito del lockdown, sono stati costretti a chiudere l’attività, con conseguenti mancati guadagni per oltre due mesi.

LEGGI ANCHE:
Il Coronavirus arretra nelle Marche: sono solo 2 i nuovi positivi su 576 tamponi/ I test effettuati in tutta Italia in tempo reale

Coronavirus, scatta l'allarme-giovani: nelle Marche l'ultimo contagiato è un ragazzino di 15 anni


Oltre alla vicenda del negozio d’abbigliamento ospitato all’interno della Nave de Vero, a Marghera, c’è il caso della titolare di un esercizio di vendita al dettaglio di prodotti in pelle, a Venezia, che in via d’urgenza ha ottenuto un analogo decreto con il quale il giudice Daniela Bruni ha ordinato all’istituto bancario che aveva prestato fidejussione a garanzia del contratto di locazione, di non procedere al versamento delle somme reclamate dalla proprietà.
 
La commerciante, assistita dall’avvocato Jacopo Molina, aveva deciso di chiudere la propria attività a seguito dei mancati incassi dovuti al lockdown decretato dal governo per l’emergenza coronavirus, nonché alle conseguenze dell’acqua alta che ha colpito Venezia lo scorso novembre, comunicando al locatore la risoluzione, con effetto immediato, del contratto. Nella comunicazione veniva evidenziata l’impossibilità della prestazione per causa non imputabile al debitore (art. 1256 del codice civile), nonché la sussistenza di una causa di forza maggiore e la sopravvenuta eccessiva onerosità, per effetto del verificarsi di avvenimenti qualificati come straordinari ed imprevedibili (art. 1467). In particolare la commerciante sostiene di aver registrato il pressoché totale azzeramento degli incassi in conseguenza di due eventi, straordinari, che si sono succeduti nel tempo.
La proprietà dell’immobile ha ritenuto che gli fosse comunque dovuta la somma relativa al mancato preavviso semestrale e, di conseguenza, si è attivata per escutere la fidejussione rilasciata a garanzia. Da qui il ricorso presentato dall’avvocato Molina, sul quale il Tribunale si è pronunciato d’urgenza, senza sentire la controparte, sospendendo il pagamento della fidejussione e inibendo alla proprietà di liquidare i titoli conferiti dalla locataria, in pegno, al momento della costituzione della garanzia. La questione dovrà essere approfondita nel corso di una successiva udienza, nel corso della quale il provvedimento dovrà essere convalidato. Come nel caso della Nave de Vero, il Tribunale fa riferimento al decreto governativo sul coronavirus, numero 18 del 2020.

«Sono in molti i commercianti che si trovano in grande difficoltà a causa del lockdown - ricorda il presidente della Confcommercio di Venezia, Massimo Zanon - ma sono pochi quelli che possono permettersi di rivolgersi al Tribunale, perché ciò incrinerebbe i rapporti con la proprietà, mettendo a rischio la prosecuzione dell’attività. La maggior parte dei commercianti ha cercato di trovare un accordo pacifico con i proprietari». Zanon è preoccupato perché la ripresa è stata parziale e le difficoltà ancora molte: «Stiamo viaggiando al 20-30 per cento rispetto al periodo pre-Covid, e non c’è alcun segnale di un ritorno ad una situazione di equilibrio - spiega - Ecco perché servono ancora sostegni».

© RIPRODUZIONE RISERVATA