Rt, indice di trasmissione del coronavirus, è il numeretto con cui ogni settimana si misura l'andamento dell'epidemia, regione per regione: le tabelle diffuse ieri dall'Istituto superiore di sanità confermano che il Lazio, a causa soprattutto del cluster del San Raffaele ormai chiuso, è sopra a 1 (considerato limite critico), a 1,24. Ma anche altre regioni toccano quel limite, assestandosi a 1,01: sono l'Emilia-Romagna e la Lombardia. In totale, cresce in 12 regioni, ma fino a quando è lontano da 1 non preoccupa. Questo indicatore, però, va preso sempre nel contesto dei 21 totali utilizzati per misurare la febbre all'epidemia.
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E c'è un altro valore molto importante, quello che registra l'incidenza (per ogni 100mila abitanti) dei nuovi casi in una settimana. Bene, in questa casella la Lombardia continua a essere sopra tutte le altre regioni: 8,77. Per capire le differenze: l'Abruzzo è a 0,77, il Lazio a 0,68, Emilia-Romagna 3,18, il Veneto 0,47, l'Umbria 0,23, le Marche 0,72 e la Puglia 0,22. Tornando all'Rt (la media dei casi secondari infettati a una paziente positivo), l'Umbria ormai è a 0, mentre la vicina Toscana è a 0,96. Di fatto è una epidemia che si muove a macchia di leopardo, con i singoli focolai da monitorare costantemente; ieri, nel magazzino del corriere espresso Brt Bartolini di Bologna sono stati trovati altri 27 casi, i sindacati parlando di «dipendenti terrorizzati», possibile la sospensione dell'attività; nella città di Fiumicino, invece, il Lazio fa prevenzione dopo che il dipendente di un ristorante è stato trovato positivo: si va alla ricerca di tutti i clienti delle ultime due settimane. Fermare i focolai prima che vadano fuori controllo: questo ormai è il mantra. Perché sono importanti i dati settimanali diffusi come ogni venerdì dell'Istituto superiore della sanità? Sono i primi che tengono conto anche degli effetti dell'ultima fase di riapertura, visto che il 3 giugno è stato dato via libera agli spostamenti tra regioni.
E ieri, nel commento alle schede di valutazione (le famigerate pagelle delle Regioni), il dirigente del Ministero della Salute, il professor Giovanni Rezza, ha tracciato questa sintesi: «La situazione è buona nel Paese e l'indice Rt sotto 1 su scala nazionale, con differenze fra regioni nell'incidenza. Focolai, anche di una certa rilevanza, indicano che il virus in determinati contesti è in grado di circolare anche rapidamente. Ciò induce a tenere comportamenti adeguati e a identificare e contenere prontamente i focolai come attualmente si sta facendo». A margine delle pagelle, scrive l'Istituto superiore di sanità: «Ci sono piccoli segnali di allerta, la situazione epidemiologica è fluida e richiede rispetto rigoroso delle misure di contenimento». Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha partecipato alla teleconferenza con i colleghi degli altri paesi del G7, e ha osservato: «C'è preoccupazione per l'andamento del contagio nel mondo. Soltanto insieme usciremo da questa battaglia». Le Regioni, però, stanno facendo delle accelerazioni. In Emilia-Romagna, il presidente Stefano Bonaccini ha deciso che da ieri su treni e bus non debbano più essere imposte le distanze e i posti vuoti. Nel Veneto, il governatore Luca Zaia, ha varato un'ordinanza da lui stesso definita «una delle più toste tra quelle che abbiamo firmato».