Di coronavirus si può morire: «Causa diretta nell'89% dei casi». Il rapporto choc di Iss e Istat

Di coronavirus si può morire: «Causa diretta nell'89% dei casi». Il rapporto choc di Iss e Istat
Di coronavirus si può morire: «Causa diretta nell'89% dei casi». Il rapporto choc di Iss e Istat
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Giovedì 16 Luglio 2020, 16:03 - Ultimo aggiornamento: 16:40

Di coronavirus si può morire, e non è vero che si muore solo per altre patologie e che il virus non è letale: il Covid-19 è infatti causa diretta di morte nell'89% dei decessi di persone positive al test SarsCov2, mentre per il restante 11% il decesso è dovuto a malattie cardiovascolari (4,6%), tumori (2,4%), malattie del sistema respiratorio (1%), diabete (0,6%), demenze e malattie dell'apparato digerente (0,6% e 0,5%).

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Il dato emerge dal Rapporto 'Impatto dell'epidemia Covid-19 sulla mortalità' di Istat e Iss in base alle informazioni riportate dai medici in 4.942 schede di morte di soggetti positivi al SarsCov2. L'analisi è stata condotta su 4.942 schede di morte di soggetti diagnosticati con test positivi al SarsCov2. Si tratta del 15,6% del totale dei decessi notificati al Sistema di Sorveglianza Integrata Iss fino al 25 maggio.



Nelle schede di morte sono certificate, oltre al Covid-19, quelle condizioni e malattie che hanno avuto un ruolo nel determinare il decesso. La quota di deceduti in cui Covid è la causa direttamente responsabile della morte varia in base all'età, raggiungendo il valore massimo del 92% nella classe 60-69 anni e il minimo (82%) nelle persone di età inferiore ai 50 anni. Associate a Covid, le concause più frequenti che contribuiscono al decesso sono le cardiopatie ipertensive (18% dei decessi), il diabete mellito (16%), le cardiopatie ischemiche (13%), i tumori (12%). Con frequenze inferiori al 10% vi sono le malattie croniche delle basse vie respiratorie, le malattie cerebrovascolari, le demenze o la malattia di Alzheimer e l'obesità.

Le complicanze di Covid che portano al decesso sono principalmente la polmonite (79% dei casi) e l'insufficienza respiratoria (55%). Altre complicanze meno frequenti sono lo shock (6%), la sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) ed edema polmonare (6%), le complicanze cardiache (3%), la sepsi e le infezioni non specificate (3%). Covid-19 è dunque una malattia che «può rivelarsi fatale anche in assenza di concause», sottolineano Istat e Iss. «Non ci sono concause di morte preesistenti nel 28,2% dei decessi analizzati, percentuale simile nei due sessi e nelle diverse classi di età», rilevano. Solo nelle età 0-49 anni la percentuale di decessi senza concause è più bassa, pari al 18%. Il 71,8% dei decessi di positivi ha invece almeno una concausa: il 31,3% ne ha una, il 26,8% due, il 13,7% tre o più concause.

Quasi un terzo dei decessi, quindi, sono causati solo da Covid-19 e non vi è indicazione da parte del medico della presenza di altre cause che possano aver contributo al decesso. Questa percentuale è simile nei due sessi e nelle diverse classi di età, con l'eccezione della classe più giovane (0-49 anni). In questa fascia di età, solo il 18% dei deceduti non presenta concause che possano aver contribuito al decesso e pertanto COVID-19 è riportata come l'unica causa di morte.

Questo dato suggerisce che più spesso nei giovani sono presenti una o più malattie preesistenti che, associate a COVID-19, contribuiscono al decesso. Tuttavia, è importante sottolineare, affermano Istat e Iss, che in circa un quinto dei morti di età compresa tra 0 e 49 anni non sono state segnalate concause e che quindi, secondo quanto riportato dal medico certificatore, «COVID-19 è una malattia che può rivelarsi fatale anche in persone giovani in assenza di concause di decesso». 

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