Coronavirus, i medici di famiglia: «Pronti a chiudere gli ambulatori, non abbiamo ancora i dispositivi di protezione»

Coronavirus, i medici di famiglia: «Pronti a chiudere gli ambulatori, non abbiamo ancora i dispositivi di protezione»
Coronavirus, i medici di famiglia: «Pronti a chiudere gli ambulatori, non abbiamo ancora i dispositivi di protezione»
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Domenica 5 Aprile 2020, 08:10 - Ultimo aggiornamento: 11:25
Coronavirus, l'allarme medici di famiglia. «Per la Ragioneria di Stato la vita di un medico di famiglia non vale il costo di una mascherina. Siamo pronti a chiudere gli studi». E' durissima la reazione del segretario generale Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale), Silvestro Scotti, dopo l'ennesimo decesso di un medico di famiglia contagiato da Covid-19 e il parere negativo della Ragioneria dello Stato all'emendamento 5.1 al decreto Cura Italia, depositato in Commissione Bilancio del Senato. Un emendamento «che mirava a chiarire che la fornitura dei dispositivi di protezione individuale doveva essere estesa ai medici di medicina generale, ai pediatri di libera scelta e ai farmacisti», ricorda Fimmg.

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«La Ragioneria, nel rinviare il parere del ministero della Salute, si è espressa in maniera contraria per la mancanza di una relazione tecnica utile a quantificare gli oneri finanziari prodotti da questa modifica. Mi chiedo - dice Scotti - quanto valga per lo Stato la vita di un medico o di questi operatori del territorio. Non siamo intenzionati a contare i nostri morti stando zitti». Di qui la decisione di procedere con una richiesta al Garante affinché si chiudano gli studi dei medici di famiglia, che non sono parte dei Livelli essenziali di assistenza. «A questo punto è irrimandabile la decisione. E si chiarisca ai cittadini quali sono i livelli essenziali che la medicina di famiglia deve garantire. Fino ad oggi, solo a rischio della nostra vita, abbiamo garantito livelli superiori di assistenza.
Lo abbiamo fatto spinti dal desiderio di dare sempre di più: una questione di coscienza al cospetto dell'incoscienza degli amministratori dello Stato. A questo punto assicureremo i livelli che il Garante dei servizi essenziali conosce benissimo e che non riguardano l'apertura degli ambulatori medici, ma solo disponibilità telefonica e visite urgenti
», chiarisce Scotti.

«E questo - insiste il segretario Fimmg - dovrà durare sino a che questo Governo e chi ne ha la responsabilità non assuma decisioni che guardino con diverso spirito alla protezione e alla conseguente attività di medicina generale, utile al Paese e non considerata come una spesa superflua e sacrificabile. Atteggiamento che sta mettendo a rischio anche i nostri pazienti più fragili, ed è un paradosso che, per colpa di scelte scellerate, siano proprio i medici a diventare il pericolo più grande. Basterebbe vedere il numero di medici di famiglia e pediatri positivi nei tamponi a campione fatti a Padova - aggiunge - per capire quanti vettori tra di noi ci possono essere. I dispositivi di protezione individuale servono a noi ma servono soprattutto a difendere i nostri pazienti».

Fimmg dunque avvierà al più presto un dialogo con le altre sigle sindacali per mettere in campo le azioni che,
«in coerenza con le norme vigenti, consentano la chiusura degli studi di medicina generale». Un messaggio lanciato con estrema chiarezza al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al ministro della Salute Roberto Speranza. «Vogliamo anche sapere - conclude Scotti - quali mascherine sono state fornite e stanno usando i funzionari della Ragioneria dello Stato e se, per fornirgliele, sia stata richiesta una relazione tecnica per l’alto profilo assistenziale che svolgono».
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