Coronavirus Italia, ecco i criteri per le riaperture: ogni settimana una pagella

Coronavirus Italia, ecco i criteri per le riaperture: ogni settimana una pagella
Coronavirus Italia, ecco i criteri per le riaperture: ogni settimana una pagella
di Mauro Evangelisti
4 Minuti di Lettura
Venerdì 1 Maggio 2020, 09:46 - Ultimo aggiornamento: 09:55

ROMA Ci sarà un sistema di allarme che valuta percentuale di crescita dei casi positivi (se avviene per cinque giorni consecutivi c'è l'allerta), occupazione dei posti di terapia intensiva (per Covid non deve andare oltre il 30 per cento), capacità di eseguire i tamponi (entro cinque giorni dai sintomi). Parte una cabina di regia, di cui fanno parte Ministero della Salute, Istituto superiore di sanità e singole Regioni, per accertare, settimanalmente, se siamo vicini al livello di guardia e sono necessarie nuove chiusure.

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In sintesi: la fase due sarà sotto osservazione costante, con la raccolta - si legge nel nuovo decreto del ministro della Salute, Roberto Speranza - «delle informazioni necessarie per la classificazione del rischio». Il Ministero della Salute «realizza una classificazione settimanale del livello di rischio di una trasmissione non controllata e non gestibile di Sars-CoV-2 nelle Regioni». Se il livello di rischio, calcolato sulla base di 21 indicatori, è eccessivo, si interviene.

LO SCHEMA
Questo schema è illustrato nella circolare firmata dai direttori generali della Programmazione (Andrea Urbani) e della Prevenzione (Claudio D'Amario), concordata dopo una lunga riunione con le Regioni e recepita nel decreto del ministro che applica l'articolo 2 del Dpcm. Sembra complicato, ma di fatto sono stati fissati algoritmi, criteri e materie per vigilare sulla fase 2, regione per regione, e correre ai ripari se le cose dovessero andare male.



Nella pagina 12 della circolare c'è una tabella che sintetizza la matrice di attribuzione del rischio in base agli algoritmi di valutazione di probabilità e impatto. Incrociando le varie voci si parte dal rischio molto basso fino ad arrivare, con diverse caselle intermedie, al rischio molto alto. Bene, ma cosa si prende in considerazione per capire se una regione ha il contagio sotto controllo o se al contrario è vicina l'esplosione dell'epidemia? Ci sono tre filoni. Il primo è quello che considera la capacità di monitoraggio (c'è anche attenzione alla situazione delle Rsa). Il secondo: capacità di accertamento diagnostico, indagine e di gestione dei contatti. Ogni Regione dovrà, ad esempio, comunicare la percentuale di tamponi positivi, il tempo tra data inizio sintomi e data di diagnosi, numero di casi confermati di infezione per regione per cui sia stata effettuata una regolare indagine epidemiologica con ricerca dei contatti.

Dovranno anche spiegare quanti operatori specializzati sono impegnati nella ricerca costante dei contatti dei pazienti positivi. Infine, il terzo filone: gli indicatori della stabilità del contagio e della tenuta dei servizi sanitari. In questo caso sono nove, tra cui il numero di casi riportati alla Protezione civile negli ultimi 14 giorni, l'Rt (l'indice di trasmissione), i nuovi focolai, gli accessi ai pronto soccorso con sintomi riconducibili a Covid-19, tasso di occupazione dei posti letto di terapia intensiva e dell'area medica. Spiega la circolare: «La minaccia sanitaria è costituita dalla trasmissione non controllata e non gestibile di Sars-CoV-2 e si valuterà il rischio legato alla probabilità di infezione/trasmissione in Italia e all'impatto, ovvero la gravità della patologia con particolare attenzione a quella osservata in soggetti con età superiore ai 50 anni».

 
Più nel dettaglio, quali sono i valori da rispettare? Alcuni esempi: sui tamponi, bisogna in media che trascorrano meno di cinque giorni tra i sintomi e la diagnosi; tra inizio sintomi e isolamento meno di 3 giorni; scatta l'allerta se i nuovi casi sono per cinque giorni consecutivi in aumento, se l'R0 è superiore o vicino a 1 (ci sarà comunque un periodo cuscinetto perché ci si attende nei primi 15-20 giorni successivi alle riaperture un impatto).
Allerta se negli ultimi sette giorni si verificano nuovi focolai (in particolare nelle Rsa), se gli accessi ai pronto soccorso con sintomi compatibili con Covid sono in aumento di più del 50 per cento. Infine, le terapie intensive: allerta se il tasso di occupazione dei posti per pazienti Covid è superiore al 30 per cento. Per i letti nell'area medica quel limite sale al 40.

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