Coronavirus: Vo' e Codogno non più zone rosse ma la libertà è finta. Tolti i varchi

Coronavirus, Vo' e Codogno non più zone rosse ma è finta libertà. Tolti i varchi
Coronavirus, Vo' e Codogno non più zone rosse ma è finta libertà. Tolti i varchi
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Domenica 8 Marzo 2020, 19:49 - Ultimo aggiornamento: 21:55

Di nuovo liberi. In realtà in una prigione più grande. Da zone rosse ad arancioni, o semi-libere, difficili perfino da etichettare. Codogno e i comuni del lodigiano, in Lombardia, e Vo' Euganeo, in Veneto, hanno riacquistato oggi un'apparente libertà, con la sparizione dei posti di blocco che da 14 giorni filtravano entrate e uscite nei loro territori. Ciò perchè il governo, con il nuovo Dpcm, ha deciso che le aree blindate non esistono più, avendone create altre più grandi che le ricomprendono al loro interno. Zone dove gli abitanti di Vo', Codogno e Casalpusterlengo potranno spostarsi, seppur con stringenti limitazioni. Aree chiuse e a mobilità ridotta, nelle quali muoversi soltanto per «indifferibili» motivi di lavoro o emergenze. Fattispecie che ora spetterà ai Prefetti precisare meglio. C'è stata poca voglia di festeggiare però in Veneto e Lombardia. La quarantena dei primi comuni italiani infettati dal virus doveva scadere oggi alla mezzanotte. Con l'entrata in vigore del nuovo Decreto la stretta si è allentata già nel primo pomeriggio.

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A Vo', in una giornata inondata di sole, la gente ha visto i militari dell'Esercito smontare i check point, e subito è scesa in piazza, dopo 14 giorni di isolamento. «Finalmente si comincia a respirare, la tensione si allenta» ha commentato il sindaco Giuliano Martini, che dalla notte del 21 febbraio, quando Vo' registrò la prima vittima italiana per Coronavirus non ha staccato un minuto. Nel paesino ai piedi dei Colli Euganei sono riprese a transitare le auto, e a sfrecciare i ciclisti della domenica. Stesse scene a Codogno e negli altri comuni del lodigiano. È stata la Prefettura ad annunciare nel proprio sito la rimozione dei posti di blocco, che avevano separato quest'area dal resto della regione. L'attesa aveva convinto molti a salire in auto, e così in pochi minuti su diverse strade in uscita dalla ex zona rossa si sono create code di mezzi. «Finalmente liberi... con la condizionale» è lo spirito con cui gli abitanti hanno accolto le nuove misure del decreto firmato dal premier  Conte. Ma molti altri sono stati più critici: «Noi siamo a Codogno in zona rossa da 2 settimane, abbiamo fatto dei sacrifici per tutelare tutti. E poi in un secondo dopo la chiusura della Lombardia tutti a fuggire e a diffondere il virus anche al sud» è uno dei commenti postati su Facebook. Come a dire: tanti sacrifici che vengono vanificati. È stata però soprattutto la mancanza di chiarezza delle nuove norme a contrariare gli amministratori: «La pazienza, il rispetto, la pacatezza, l'educazione, che i nostri concittadini hanno dimostrato in questi 15 giorni non meritano un trattamento del genere! Vogliamo chiarezza!» ha scritto in un post il sindaco di Codogno, Francesco Passerini.

Intanto dalle zone del contagio arrivano anche segnali di speranza: nell'ospedale di Schiavonia di Monselice, in Veneto, che oggi riapriva dopo essere rimasto in quarantena dal 21 febbraio, c'è stata una nascita, quello di Massimo, un maschietto di 3,140 kg.

Questo sì, il segno di un nuovo inizio.

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