«Let's go! Let's go!». Nella camera della morte del penitenziario dello Stato dell'Oklahoma risuonano le ultime urla e le ultime imprecazioni disperate di John Marion Grant, prima che il boia cominci a iniettare nelle sue vene il cocktail letale di farmaci. Afroamericano, 60 anni, Grant viene dichiarato deceduto dopo 21 minuti di terribile agonia, di convulsioni incontrollate e violenti conati di vomito. Il racconto dei testimoni è drammatico e riaccende un faro sulla pena capitale in America proprio nel giorno in cui Joe Biden incontra in Vaticano Papa Francesco, il cui appello alcune settimane fa non era servito a fermare la mano del boia in Missouri.
Il presidente americano ha promesso in campagna elettorale di abolire la pena di morte nelle carceri federali, reintrodotta dopo decenni da Donald Trump.
L'effetto devastante del Midazolam, il primo farmaco iniettato per far perdere conoscenza al condannato, si è fatto subito sentire su John Grant, le cui convulsioni sono state così violente quasi da strappare le stringhe che lo inchiodavano al lettino. I testimoni raccontano come l'uomo ha vomitato almeno una ventina di volte, e solo dopo 15 interminabili minuti ha perso conoscenza. A quel punto il boia ha somministrato gli altri due farmaci previsti dal protocollo, quello per fermare l'apparato respiratorio e quello per fermare il cuore.
Subito dopo la constatazione del decesso tra le lacrime dei familiari che hanno assistito alla scena insieme a un gruppo di giornalisti e ai legali del condannato. Questi ultimi denunciano come Grant, che aveva ammesso i suoi crimini e si era pentito e ravveduto, non abbia mai ricevuto in questi anni l'assistenza psicologica e le cure mentali di cui avrebbe avuto bisogno. Nel 1998 aveva ucciso il dipendente di una caffetteria del carcere in cui si trovava per reati minori. La sentenza della condanna a morte risale al 2000.