Censis, il 48% degli italiani vuole l'uomo forte al potere. «Razzismo aumentato per 7 su 10»

Censis, il 48% degli italiani vuole l'uomo forte al potere. «Razzismo aumentato per 7 su 10»
Censis, il 48% degli italiani vuole l'uomo forte al potere. «Razzismo aumentato per 7 su 10»
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Venerdì 6 Dicembre 2019, 10:44 - Ultimo aggiornamento: 11:01

Lo stato d'animo dominante tra il 65% degli italiani è l'incertezza. Dalla crisi economica, l'ansia per il futuro e la sfiducia verso il prossimo hanno portato anno dopo anno ad un logoramento sfociato da una parte in "stratagemmi individuali" di autodifesa e dall'altra in "crescenti pulsioni antidemocratiche", facendo crescere l'attesa "messianica dell'uomo forte che tutto risolve". Lo rileva il Censis nell'ultimo Rapporto sulla situazione sociale del Paese. Per il 48% degli italiani ci vorrebbe "un uomo forte al potere" che non debba preoccuparsi di Parlamento ed elezioni.




Il 62% degli italiani è convinto che non si debba uscire dall'Unione europea, ma il 25%, uno su quattro, è invece favorevole all'Italexit, emerge dall'ultimo rapporto Censis. Se il 61% dice no al ritorno della lira, il 24% è favorevole e se il 49% si dice contrario alla riattivazione delle dogane alla frontiere interne della Ue, considerate un ostacolo alla libera circolazione di merci e persone, il 32% sarebbe invece per rimetterle.


Negli ultimi tempi sembra essere montata una pericolosa deriva verso l'odio, l'intolleranza e il razzismo nei confronti delle minoranze. Il 69,8% degli italiani è convinto che nell'ultimo anno siano aumentati gli episodi di intolleranza e razzismo verso gli immigrati. Un dato netto, confermato trasversalmente, con valori più elevati al Centro Italia (75,7%) e nel Sud (70,2%), tra gli over65 (71%) e le donne (72,2%). Lo si evince dal 53° rapporto del Censis che indica come per il 58% degli intervistati è aumentato anche l'antisemitismo.

L'aumento dell'occupazione nel 2018 (+321.000 occupati) e nei primi mesi del 2019 è un "bluff" che non produce reddito e crescita. Secondo il Censis il bilancio della recessione è di -867.000 occupati a tempo pieno e 1,2 milioni in più a tempo parziale. Il part time involontario riguarda 2,7 milioni di lavoratori, con un boom tra i giovani (+71,6% dal 2007). Dall'inizio della crisi al 2018, le retribuzioni del lavoro dipendente sono scese di oltre 1.000 euro ogni anno. I lavoratori che guadagnano meno di 9 euro l'ora lordi sono 2,9 milioni.

Il 25,8% di chi possiede uno smartphone non esce di casa senza il caricabatteria al seguito. Oltre la metà (il 50,9%) controlla il telefono come primo gesto al mattino o l'ultima attività della sera prima di andare a dormire. Sono alcune istantanee scattate nel 53/o Rapporto Censis che dimostrano come la diffusione su larga scala dei telefonini 'intelligenti' nell'arco di dieci anni abbia finito con il plasmare i nostri desideri e i nostri abitudini. Nel 2018 il numero dei cellulari ha superato quello delle tv.



Il 73,2% degli italiani è convinto che la violenza sulle donne sia un problema reale della nostra società che evidenzia come in Italia sia ancora presente una forte disparità tra uomini e donne, mentre il 23,3% ritiene che sia un problema che riguarda solo una piccola minoranza, emarginata dal punto di vista economico e sociale. Solo il 3,5% della popolazione ritiene che non si tratti di un problema e che siano casi isolati cui viene data una eccessiva attenzione mediatica. Ma nel periodo tra il 1° agosto 2018 e il 31 luglio 2019 in Italia ci sono stati 92 omicidi di donne maturati in ambito familiare e affettivo. Nello stesso periodo le denunce di stalking sono state 12.733 e nel 76% dei casi la vittima era una donna. Le denunce per maltrattamenti contro familiari e conviventi erano 15.626 nel 2017 e nell'80% dei casi la parte offesa era una donna. Le violenze sessuali denunciate nel 2018 sono state 4.887, aumentate del 5,5% in un anno.

Nel 2017 il 31,1% degli emigrati italiani con almeno 25 anni era in possesso di un titolo di studio di livello universitario e il 53,7% aveva tra i 18 e i 39 anni (età media di 33 anni per gli uomini e di 30 per le donne). Tra il 2013 e il 2017 è aumentato molto non solo il numero di laureati trasferiti all'estero (+41,8%), ma anche quello dei diplomati (+32,9%). Tra il 2008 e il 2017 i saldi con l'estero di giovani 20-34enni con titoli di studio medio-alti sono negativi in tutte le regioni italiane. Quelle con il numero più elevato di giovani qualificati trasferiti all'estero sono Lombardia (-24.000), Sicilia (-13.000), Veneto (-12.000), Lazio (-11.000) e Campania (-10.000). Il Centro-Nord, soprattutto Lombardia ed Emilia Romagna, ha compensato queste perdite con il drenaggio di risorse umane dal Sud.

Gli "arrabbiati" si informano prevalentemente tramite i tg (il 66,6% rispetto al 65% medio), i giornali radio (il 22,8% rispetto al 20%) e i quotidiani (il 16,7% rispetto al 14,8%). Tra gli utenti dei social network "compulsivi" (coloro che controllano continuamente quello che accade sui social, intervengono spesso e sollecitano discussioni) troviamo punte superiori alla media sia di ottimisti (22,3%) che di pessimisti (24,3%). Per leggere le notizie scelgono Facebook (46%) come seconda fonte, poco lontano dai telegiornali (55,1%), e apprezzano i siti web di informazione (29,4%). Facebook (48,6%) raggiunge l'apice dell'attenzione tra gli utenti "esibizionisti" (pubblicano spesso post, foto e video per esprimere le proprie idee e mostrare a tutti quello che fanno). I "pragmatici" (usano i social per contattare amici e conoscenti) si definiscono poco pessimisti (14,6%) e più disorientati (30,7%). Mentre gli "spettatori" (guardano post, foto e video degli altri, ma non intervengono mai), sono poco pessimisti (17,1%). I media influenzano gli umori degli italiani, come dimostra il 53/o Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese. In generale, le diete mediatiche - rileva l'istituto di ricerca - hanno subito una grande trasformazione. Nel 2009 le persone con diete mediatiche solo audiovisive (radio e televisione tradizionale), cioè gli utenti con le diete più povere, erano il 26,4% degli italiani. Il loro numero è sceso progressivamente e nel 2018 rappresentano il 17,9% del totale. Il 73,5% della popolazione ha superato il digital divide (erano il 48,7% nel 2009: +24,8% in dieci anni) e un terzo degli italiani ha una dieta mediatica ricca ed equilibrata, al cui interno trovano spazio tutti i principali media (audiovisivi, a stampa e digitali): sono il 35,5% nel 2018, ma il dato è stabile perché erano il 35,8% anche dieci anni fa. Le diete mediatiche più complete sono appannaggio della classe dei 30-44enni (41,5%), seguiti da chi ha tra i 45 e i 64 anni (39%), mentre i giovani under 30 si collocano, con il loro 34,4%, al di sotto del dato medio. La spiegazione di questa carenza tra i più giovani è data dal numero di quanti utilizzano tutti i media eccetto quelli a stampa, che in questa fascia d'età arrivano al 52,8%, nettamente al di sopra del 38% riferito alla popolazione totale.

 La produzione industriale diventa sempre più automatizzata: in Italia il numero di nuovi robot installati nel 2018 ha sfiorato le 10.000 unità, meno della metà di quelli installati in Germania, ma quasi il doppio rispetto agli altri grandi Paesi europei, come Francia e Spagna.  Secondo l'indagine negli ultimi cinque anni oltre la metà delle imprese italiane ha investito in alcuni dei fattori abilitanti necessari per applicare le innovazioni ai processi produttivi, quali una connessione internet in grado di assorbire grandi volumi di dati scambiati in tempo reale, insieme a una infrastruttura anche basata sul cloud e al conseguente sforzo verso una maggiore sicurezza informatica.

I settori in cui è maggiore la presenza di imprese che hanno effettuato investimenti sono anche quelli più tecnologicamente avanzati: automotive, energia, biotech e servizi finanziari. E il settore in cui è più sviluppato il ricorso a robot sempre più avanzati e integrati è sicuramente quello dell'automotive. La presenza diffusa di robot negli impianti produttivi italiani è confermata dal rapporto robot/addetti nell'industria manifatturiera.

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