Camilla Marianera, l'avvocata arrestata avvisava ultrà e pusher se il pm li intercettava. Fermato anche il fidanzato, figlio di un capo della curva romanista

Attraverso una talpa riusciva a sapere anche se fossero previsti pedinamenti

Camilla Marianera, l'avvocata arrestata avvisava ultrà e pusher se il pm li intercettava. Fermato anche il fidanzato, figlio di un capo della curva romanista
Camilla Marianera, l'avvocata arrestata avvisava ultrà e pusher se il pm li intercettava. Fermato anche il fidanzato, figlio di un capo della curva romanista
di Valentina Errante
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Venerdì 17 Febbraio 2023, 08:11

Lui, Jacopo De Vivo, classe ‘92, è il figlio di “Peppone”, defunto, ex capo ultrà della Roma con precedenti di polizia, per porto abusivo e detenzione di armi, danneggiamento, associazione per delinquere, stupefacenti estorsione, rapina, violenza privata e favoreggiamento personale. Grande amico di Diabolik. Lei, Camilla Marianera, praticante presso lo studio legale Condoleo di Roma fino allo scorso dicembre, è la figlia di Luciano, pluripregiudicato, da anni inserito in contesti associativi, anche connessi al traffico di sostanze stupefacenti.

Sono fidanzati ed entrambi in carcere con l’ipotesi di corruzione. Insieme avevano messo in piedi, dal 2021 fino a dicembre, quello che i pm di Roma Francesco Cascini e Giulia Guccione hanno definito un “protocollo criminale”: controllavano su commissione degli indagati, attraverso una “talpa” dell’ufficio intercettazioni, se fossero in corso pedinamenti (fornendo anche le vie dove si verificavano) intercettazioni telefoniche, ambientali, l’eventuale presenza di gps nelle auto e trojan nei cellulari. Il “funzionario” non è stato identificato e le indagini sono in corso. L’unica circostanza certa è che per ogni controllo prendeva 200 euro. La coppietta, invece, chiedeva ai clienti, cifre che oscillavano dai 300 ai 700. È quella che l’indagata chiama «modalità alternativa», per verificare le posizioni degli indagati.

Il gip Gaspare Sturzo fa riferimento a «Un modello sistemico che ha dato luogo a regole di condotta ben precise: De Vivo che procaccia i clienti interessati e Marianera che funge da canale di collegamento con il pubblico ufficiale appartenente ai servizi giudiziari della Procura di Roma, con cui ha concluso un patto di corruttela generalizzato dietro la promessa o consegna di non meno di 200euro». E come quarant’anni fa i capi di ‘ndrangheta e banda della Magliana si incontravano al Fungo, tornato nelle indagini sul “Mondo di Mezzo”, anche la coppietta che vendeva segreti istruttori incontrava i “clienti” al ristorante dell’Eur.

LE INTERCETTAZIONI

L’Indagine è nata da un’altra inchiesta per droga dei carabinieri del nucleo Investigativo. Il 20 settembre scorso Luca Giampà, finito in manette dieci giorni dopo e intercettato, incontra Jacopo e Camilla, all’epoca non identificati. «Io tramite il mio studio (estraneo ai fatti ndr) così diciamo che conosciamo una persona che sta in procura nell’ufficio dove sbobinano le intercettazioni e tutto. E a me mi fa tanti favori, tipo che se gli metto il nome con la data di nascita...», diceva Camilla. E ancora: «Davanti a me scrive sul computer - spiegava - lui mi dice praticamente: inserito gps sotto la macchina, oppure predisposto ocp (osservazione controllo e pedinamento ndr) su via.. o sotto casa». «Là dentro trovi la gente con le cuffie». I controlli, Marianera li eseguiva anche sulla posizione del padre. «Se po’ fa’ per chiunque, cioè nel senso chiunque me dici te», spiegava a Giampà Jacopo, che ogni 3 mesi verificava la propria posizione. E annunciava all’indagato per traffico di stupefacenti, che si lamentava di avere dovuto pagare 500 euro per la bonifica di un’auto, di potere usufruire di un trattamento privilegiato: «A te manco te l’ho detto perché te sei te, capito Lu’?», Giampà garantisce che porterà altri clienti. «Se me dici lo vojo fa’ a dieci persone, però calcola che gli chiediamo qualcosa. Questo non è che lo fa lei». L’indagato chiede i prezzi. «Sui 300», dice la praticante avvocato. Ed è Marianera a spiegare che non può andare continuamente negli uffici e che con il funzionario ha un accordo. «Io so’ rimasta con lui che se me arrivano tre chiamate col privato vuoi dire che è lui e ci vado». 

Il risultato arriverà due giorni dopo. Quando Jacopo e Camilla incontrano al Fungo Giampà. È intercettato, come lui stesso racconterà alla moglie, Mafalda Casamonica. Ma la talpa li ha avvisati che le operazioni sono cominciate da poco. In realtà il 30 settembre Giampà finirà in manette. Con un altro cliente Jacopo non avrà la stessa cortesia. Per lo stesso servizio a Leonardo Sommaro la cifra è un’altra: «Io gli ho detto che quello per la consulenza si prende sette piotte va bene?», dice Jacopo in una videochiamata alla fidanzata, e aggiunge: «Poi male che va, a quello gli regali 2 piotte».

 

LA TALPA 

Le indagini non hanno consentito dì individuare la talpa. Lavorando nell’ufficio intercettazioni, il dipendente ha preso tutti gli accorgimenti: «È ovvio - si legge - che questi sia perfettamente informato e capace di comprendere come “vendere” le informazioni segrete, soprattutto senza farsi tracciare quanto ai suoi contatti illeciti con gli altri correi, come del modo in cui entrare nei registri informatici senza lasciare alcuna traccia, magari utilizzando le chiavi di accesso di altri colleghi o approfittando di momenti in cui le finestre di archiviazione su quel procedimento siano aperte per aggiornamenti delle richieste del pm o dei decreti del giudice». Eppure le indagini sono ancora in corso.

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