Il mister non convoca suo figlio per la partita: il padre ordina di bruciargli l'auto

Il mister non convoca suo figlio per la partita: il padre ordina di bruciargli l'auto
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Venerdì 25 Ottobre 2019, 08:33 - Ultimo aggiornamento: 7 Marzo, 09:17
BRINDISI - Il padre di un ragazzo non convocato per la partita di calcio della squadra under 15 fu il mandante dell'incendio della macchina dell'allenatore. Stiamo parlando della Volkswagen Golf di mister Marco Piliego, 57 anni, di Brindisi, bruciata con la diavolina la mattina del 28 ottobre dell'anno scorso davanti al centro sportivo Kick Off di Cavallino, quando guidava le giovanili dell'Us Lecce 1908.

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Caso risolto grazie all'incrocio dei dati raccolti con gli strumenti tecnologici: i filmati degli impianti di videosorveglianza ed i dati estratti sia dal localizzatore gps dell'auto degli attentatori che dei loro tabulati telefonici. Con anche il sequestro della maglietta indossata in quella circostanza da uno degli indagati.
Fanno il nome di quel giovane e del genitore di un calciatore della squadra dell'Us Lecce 1908 le indagini condotte dal pubblico ministero della Procura di Lecce Massimiliano Carducci, e dei carabinieri della stazione di Cavallino. Indagini concluse e che contestano l'ipotesi di reato di danneggiamento a seguito di incendio a G.L. (riportiamo le iniziali per tutelare il figlio minore, ndr.), 41 anni, del posto, padre del calciatore escluso quel giorno dalla rosa dei convocati della partita contro il Parabita; e di A.C., 24 anni, di Lecce (difesi entrambi dall'avvocato Alessandro Costantini Dal Sant), intimo amico dell'altro. Omettiamo di indicare i nomi per esteso per tutelare il calciatore, minore ed estraneo a questa vicenda.

Un salto indietro di qualche giorno e di qualche settimana per delineare il contesto in cui - secondo la prospettazione dell'accusa fu consumata quella rivendicazione. Il genitore avrebbe manifestato il disappunto per la scarsa considerazione - questo il suo punto di vista - mostrata da mister Piliego nei confronti del rendimento che avrebbe potuto dare suo figlio. Se ne sarebbe lamentato nell'entourage della squadra.

Arrivò poi il turno domenicale. E fra i convocati non c'era suo figlio. Lui, l'indagato, quel giorno invece era presente sugli spalti. Tutti lì i genitori ad assistere tranquilli e carichi di agonismo alla partita? No. Non fu una partita come le altre perché fu segnata da un fuori programma che creò tensione e paura: fuori dal centro sportivo prese fuoco la Golf dell'allenatore dell'Us Lecce 1908. E chi aveva lasciato parcheggiata la macchina da quelle partì corse a gambe levate a spostarla.

Sin da subito si fece strada il sospetto dell'attentato. Non fosse altro perché quella macchina non aveva dato mai problemi all'impianto elettrico. La conferma arrivò dalla visione dei filmati estratti dall'impianto di videosorveglianza più vicino: riprese l'arrivo di una Nissan Micra guidata da una persona che indossava una maglia arancione. Dal lato passeggero scese un uomo che fino ad adesso non è stato riconosciuto: sparse la diavolina attorno alla Golf e le diede fuoco.

Al conducente di quella macchina i carabinieri sono risaliti esaminando tutte le immagini degli impianti di videosorveglianza delle strade seguite per arrivare ed allontanarsi dal centro sportivo.
Il localizzatore gps ed i tabulati telefoni fornirono i riscontri sulla posizione in cui la Micra si trovava al momento dell'attentato. Da qui la perquisizione in casa di A.C. dove fu trovata la maglietta arancione indossata quel giorno.
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