Blitz antidroga, arrestati anche i fratelli Bianchi, in carcere per l'omicidio di Willy. Il gip: «Vivevano di spaccio»

Blitz antidroga, 6 arresti: anche i fratelli Bianchi, in carcere per l'omicidio di Willy. Il gip: «Vivevano di spaccio»
Blitz antidroga, 6 arresti: anche i fratelli Bianchi, in carcere per l'omicidio di Willy. Il gip: «Vivevano di spaccio»
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Mercoledì 9 Dicembre 2020, 17:08 - Ultimo aggiornamento: 17:45

COLLEFERRO - Blitz antidroga e 6 arresti nella zona dei Castelli Romani questa mattina: tra i destinatari del provvedimento anche i fratelli Marco e Gabriele Bianchi, attualmente già in carcere perché indagati per l'omicidio di Willy Duarte Montero, avvenuto a Colleferro lo scorso 6 settembre. Le indagini dei carabinieri della Compagnia di Velletri avrebbero accertato l'esistenza di un sodalizio dedito allo spaccio di stupefacenti nell'area di Velletri, Lariano, Artena e comuni limitrofi, ricorrendo ad azioni violente e minacce per intimorire gli assuntori 'insolventi' e obbligarli a pagare.

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I sei arrestati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti e tentata estorsione.

I carabinieri avrebbero accertato i ruoli ricoperti e ricostruito il modus operandi del gruppo, appurando che gli indagati ricorrevano abitualmente ad azioni violente e minacce per intimorire e obbligare gli assuntori di droga a pagare i compensi pattuiti per l'acquisto dello stupefacente.

"COORDINAVANO LO SPACCIO" Avrebbero svolto una vera e propria opera di coordinamento dell'attività di spaccio, impartendo precise indicazioni ai vari complici, i fratelli Bianchi, in carcere per l'omicidio di Willy Monteiro, e tra i sei arrestati di un'operazione antidroga dei carabinieri ai Castelli romani. Dalle indagini sarebbe emerso inoltre che tutti gli acquirenti sapevano che bisognava pagare nei tempi e nei modi stabiliti e tutti erano consapevoli che, in caso contrario, potevano subire una vera e propria «spedizione punitiva». Alcuni degli appartenenti al gruppo erano esperti di arti marziali e avevano partecipato anche a competizioni nazionali.

Spacciatori e acquirenti ricorrevano ad un linguaggio criptico concordato, in cui lo stupefacente veniva chiamato in vari modi (caffè, magliette, aperitivo, chiavi, cd di Gomorra). Le consegne venivano eseguite con metodo «itinerante», concordando cioè di volta in volta, luoghi, orari e modalità sempre differenti. Il circuito era ben collaudato, a tal punto che, nonostante il «lockdown», le consegne avvenivano ugualmente, sfruttando le poche occasioni in cui erano consentiti gli spostamenti sul territorio. Il giro di affari assicurato dall'attività illecita secondo gli inquirenti era importante: gli arrestati, utilizzavano auto di grosse cilindrata, abiti griffati e orologi di valore, documentando ogni serata trascorsa nelle più note piazze della «movida» della zona dei Castelli Romani con foto e video pubblicati sui social.

"I FRATELLI BIANCHI VIVEVANO DI SPACCIO" «Dagli accertamenti estesi al nucleo familiare degli indagati è emerso con riferimento in particolare agli indagati Marco e Gabriele Bianchi che non svolgono attività lavorativa stabile e non dispongono di redditi leciti, non hanno praticamente mai presentato dichiarazioni dei redditi», afferma il gip di Velletri, Ilaria Tarantino, nell'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di sei persone, tra cui i due giovani accusati dell'omicidio di Willy Monteiro Duarte, per spaccio sostanze stupefacenti e tentata estorsione.

«Dall'analisi dei conti correnti intestati - aggiunge il gip - quasi tutti con saldo pari a zero, sono state rilevate pochissime operazioni, per importi irrilevanti e risalenti nel tempo. Tale circostanza induce a ritenere che gli indagati traggano i loro mezzi di sussistenza unicamente da attività illecite e in particolare dallo spaccio di sostanze stupefacenti, attività, questa, che presuppone la disponibilità di denaro contante e non tracciabile». Per il gip «il pericolo di reiterazione del reato si desume sia dalle specifiche modalità e circostanze dei fatti che dalla personalità degli indagati, che sono apparsi pienamente disinvolti nella violazione della disciplina in materia di stupefacenti». 

TESTIMONE "I BIANCHI TEMUTI IN PAESE" «I Bianchi ad Artena sono conosciuti per essere dei despoti nei confronti dei loro coetanei e sono temuti nel paese per il loro stravagante stile di vita fatto di violenze e smodatezze e spesso si fanno valere per essere abili conoscitori di arti marziali tipo Mma». È quanto riferito da un testimone sentito dopo un'aggressione ai danni del figlio che aveva contratto con uno degli indagati un debito di 20 euro per l'acquisto di droga. La testimonianza è contenuta nell'ordinanza di custodia cautelare del gip di Velletri.

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