«Segna sul mio conto»: per 5 anni
fa benzina a scrocco al suo Cayenne

«Segna sul mio conto»: per 5 anni fa benzina a scrocco al suo Cayenne
di Lauredana Marsiglia
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Martedì 27 Febbraio 2018, 14:53 - Ultimo aggiornamento: 16:48
CORTINA - Dal 2010 al 2015 avrebbe fatto il pieno alla sua Porsche Cayenne per un totale di 6mila euro. A volte portava anche la Range Rover dell'allora fidanzata di Cortina. A fine erogazione, dava una pacca sulla spalla al grande amico benzinaio dicendo «pagherò, segna». Giancarlo Zanardo, 65 anni, di Conegliano, noto in Cadore per essere stato il creatore del marchio di occhiali Gay Power ceduto poi alla ex D'Arrigo Moda di Lorenzago, ieri era al centro di un processo per insolvenza fraudolenta. Il procedimento si è aperto davanti al giudice Luca Berletti e, dopo aver sentito la parte offesa, ovvero Emanuele Caruzzo del distributore Q8 di San Vito, è stato rinviato al 15 giugno prossimo per tirare le somme ed emettere sentenza. Zanardo, difeso dall'avvocato Paolo Ghezze, non ha voluto essere presente al dibattimento, mentre Caruzzo si è costituito parte civile con l'avvocato Claudia Bettiol ieri sostituita da Roberta Zancanaro.

«Eravamo amici - ha raccontato ieri Caruzzo -, veniva spesso da me.
Lo avevo anche aiutato a svuotare un appartamento a Cortina tanto che, a casa mia, ho ancora alcuni suoi mobili. Mi fidavo di lui, non avevo alcun motivo per non credergli». Ma il tempo passava e Zanardo non scuciva un cent, nonostante l'amico cominciasse a sollecitare il rientro, almeno in parte, del debito. Zanardo, grande affabulatore, lo rassicurava affermando che avrebbe lasciato i soldi ad un benzinaio di Conegliano, che Caruzzo conosceva bene, il quale avrebbe poi provveduto a consegnarglieli. Lui ormai frequentava molto meno il Cadore. Ma quei soldi promessi, non sarebbero mai arrivati nella mani dell'intermediario coneglianese. «Ero anche disposto a accontentarmi di meno - ha riferito sempre ieri il benzinaio - ma dopo aver annunciato che era pronto a trattare non si fece più sentire». Così, non è rimasta che la tortuosa via della giustizia ordinaria che ieri, a distanza di anni dai fatti, ha preso per mano la questione. Come ha spiegato ieri il pubblico ministero Maria Luisa Pesco i rifornimenti gratuiti hanno occupato un lasso di tempo piuttosto ampio, dal 2010 al 2015.
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