«Eravamo amici - ha raccontato ieri Caruzzo -, veniva spesso da me.
Lo avevo anche aiutato a svuotare un appartamento a Cortina tanto che, a casa mia, ho ancora alcuni suoi mobili. Mi fidavo di lui, non avevo alcun motivo per non credergli». Ma il tempo passava e Zanardo non scuciva un cent, nonostante l'amico cominciasse a sollecitare il rientro, almeno in parte, del debito. Zanardo, grande affabulatore, lo rassicurava affermando che avrebbe lasciato i soldi ad un benzinaio di Conegliano, che Caruzzo conosceva bene, il quale avrebbe poi provveduto a consegnarglieli. Lui ormai frequentava molto meno il Cadore. Ma quei soldi promessi, non sarebbero mai arrivati nella mani dell'intermediario coneglianese. «Ero anche disposto a accontentarmi di meno - ha riferito sempre ieri il benzinaio - ma dopo aver annunciato che era pronto a trattare non si fece più sentire». Così, non è rimasta che la tortuosa via della giustizia ordinaria che ieri, a distanza di anni dai fatti, ha preso per mano la questione. Come ha spiegato ieri il pubblico ministero Maria Luisa Pesco i rifornimenti gratuiti hanno occupato un lasso di tempo piuttosto ampio, dal 2010 al 2015.