Incubo baby gang. «Quel bambino
con il tirapugni mi ha colpito in volto»

Incubo baby gang. «Quel bambino con il tirapugni mi ha colpito in volto»
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Martedì 15 Gennaio 2019, 10:37 - Ultimo aggiornamento: 11:22
VENEZIA - «All'inizio credevo stesse scherzando. Era un bambino, poco più». Invece quel capobanda in miniatura non ha aspettato un attimo a colpirlo in pieno volto con un tirapugni. «Ci hanno colti di sorpresa, non credevamo che quel gruppetto di ragazzini potesse arrivare a quel punto». Il ventenne aggredito domenica sera sotto casa, a San Polo, ha il viso gonfio per un pugno che non si sarebbe mai aspettato. E se il giovane è ancora incredulo, suo padre è decisamente arrabbiato. «Non si è più sicuri nemmeno sotto casa - denuncia - ormai siamo in mano di queste bande di ragazzini che sanno di poter delinquere impunemente».
Il giovane ricostruisce, momento dopo momento, l'aggressione subita, dopo una tranquilla serata tra amici. «Eravamo sotto casa mia, a fumare la sigaretta post cena, quando si è avvicinato questo gruppo di ragazzini. Erano giovanissimi, di certo non avevano più di 18 anni. Tutti maschi, tutti vestititi di scuro, in tuta. Ci hanno chiesto se avevamo della droga da vendergli. Quando gli abbiamo detto di no, si sono allontanati. Poi uno è tornato indietro, si è avvicinato a me con tono minaccioso, mi ha mostrato il tirapugni e mi ha intimato di dargli tutto quello che avevo».
 
All'inizio, il giovane pensa a uno scherzo, proprio per l'età del rapinatore: «Un bambino, poco più. Ho cercato di prendere tempo. Ma lui ha cominciato a spingermi, più mi allontanavo, più si avvicinava. Mi ha sferrato un pugno sullo zigomo, tanto da farmi cadere a terra. Poteva andarmi peggio. A quel punto ho deciso di dargli i soldi che avevo in portafogli, 50 euro. Il mio amico ha fatto altrettanto e il terzo ha urlato che stava rientrando mio padre. Loro ci sono cascati e sono corsi via. Abbiamo cercato di inseguirli, ma era impossibile ritrovarli tra le calli». Il giovane non sa dire se il gruppetto li abbia seguiti in calle per poi aggredirli. «É una calle senza sbocco, ma comunque frequentata da chi viene a fumare una canna. Potrebbero anche essere arrivati per caso. Tra loro parlavano in una lingua dell'est, non saprei dire quale. A noi hanno parlato in italiano, con un forte accento dell'est. L'aggressione è stata una sorpresa, non credevamo che arrivassero a tal punto».
R. Br.
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