Smart working, i dipendenti protestano: «L'azienda vuole che torniamo in ufficio per il morale, ma non riavranno la nostra vita»

L'esperienza della pandemia da Covid ha cambiato la prospettiva di vita di molti lavoratori e in tanti adesso non vogliono rinunciare al lavoro da remoto

Smart working, la protesta dei dipendenti: «L'azienda vuole che torniamo in ufficio per il morale, ma non riavranno la nostra vita»
Smart working, la protesta dei dipendenti: «L'azienda vuole che torniamo in ufficio per il morale, ma non riavranno la nostra vita»
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Lunedì 17 Aprile 2023, 19:35 - Ultimo aggiornamento: 19:39

L'esperienza della pandemia da Covid ha cambiato la prospettiva di vita di molti lavoratori. E sempre più persone non sono più disposte a presentarsi al lavoro - in ufficio - quando possono benissimo svolgerlo anche da casa loro. Il motivo? Niente più ore passate in mezzo al traffico e tanto meno stress accumulato durante la settimana. Così dagli Stati Uniti giunge un racconto - sullo smart working - davvero inedito su quanto accaduto in un'azienda. 

Smart working, protesta dipendenti

 

La vicenda parla di una conversazione con un lavoratore la cui azienda, una compagnia assicuratrice statunitense con oltre 40mila dipendenti, sta imponendo a tutti di tornare in ufficio a partire dall'estate. L'uomo che ha scelto l'anonimato per non essere licenziato, ha raccontato che prima della pandemia non aveva pensato all'ipotesi di poter lavorare da casa.

Lui, rappresentante di servizi digitali, era sempre in giro per uffici e città e riteneva che il lavoro da casa fosse per tecnici o consulenti: «Non per gente normale». E quando la prima ondata di Covid è arrivata, per la prima volta si è ritrovato a casa, insieme a tutti i lavoratori del mondo. «Non sapevo cosa aspettarmi. E non avrei mai potuto immaginare che lo avrei amato».

Il cambio di vita

«Con lo smart working, ero più produttivo e, sinceramente...

l'ho trovato fantastico. Ho molto più tempo per la mia famiglia e mia moglie e sono molto più sano. Meno stressato e più felice». Alla fine del 2020, l'azienda ha detto ai dipendenti che il lavoro da casa sarebbe diventato permanente. Il lavoro da remoto, per il lavoratore, è un sogno. Ma ora l'azienda sta facendo marcia indietro. «Stare insieme, aumenta il morale», dicono dall'azienda. E quindi vorrebbero che i dipendenti tornassero almeno due giorni a settimana in ufficio. Ma nessuno ha più voglia. 

 

«Nessuno vuole andarci»

«La verità è che nessuno di noi vuole andare in ufficio. Quando ripenso alla mia vita lavorativa prima della pandemia, mi sento stanco. Ricordo tutte quelle mattine stressanti che trascinavo i miei figli per portarli a scuola, poi entravo in macchina e combattevo nel traffico.

Ora è tutto più semplice. Prima a mensa mangiavo cibo spazzatura perché non avevo tempo, ora mangio salutare a casa e ho ricominciato anche ad allenarmi. Vado in palestra e sono rilassato e la mia produttività al lavoro è aumentata a dismisura», racconta.

E praticamente tutti la pensano come l'anonimo impiegato. «Tutti i miei colleghi la pensano come me e adesso stiamo pensando di opporci alla decisione dell'azienda. Dopo averci promesso di poter lavorare da casa a tmerpo indeterminato. Siamo tutti infastiditi. Nel regolamento aziendale abbiamo degli obiettivi da raggiungere, e se i dipendenti non li raggiungono sono costretti a tornare in ufficio per lavorare. Così l'azienda sta alzando sempre di più gli obiettivi per cercare di farci tornare in presenza».

«Non ascoltano il nostro volere. Dobbiamo impedire che si riapproprino delle nostre vite, come hanno sempre fatto».

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