AstraZeneca, ripartono le somministrazioni in Italia. Rezza: «Incidenza di nuovi casi alta, pericoloso frenare le vaccinazioni»

AstraZeneca, ripartono le somministrazioni in Italia. Rezza: «Incidenza di nuovi casi alta, pericoloso frenare le vaccinazioni»
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Venerdì 19 Marzo 2021, 13:06

L'Aifa revoca il divieto d'uso per il vaccino di AstraZeneca e alle 15 ripartiranno le somministrazioni. Secondo il direttore generale dell'Agenzia, Nicola Magrini, il vaccino «è sicuro senza limitazioni di età e senza sostanziali controindicazioni». Il direttore generale della prevenzione del ministero della Salute, Gianni  Rezza: «Ora raddoppiare le somministrazioni».

Ancora Magrini: «Nesso causale con eventi rari trombotici non è dimostrato ma saranno avviati ulteriori studi.

La preoccupazione giustificata nata dalla segnalazione di questi pochi casi di una certa gravità ha portato alla sospensione della campagna vaccinale in Ue. Ma gli eventi rari si possono conoscere meglio solo dopo l'utilizzo. Non c'è ad oggi un legame causale». Lo ha detto il direttore Generale di AIFA, Nicola Magrini durante la conferenza stampa organizzata dal ministero della Salute in seguito al pronunciamento dell'Ema sul vaccino AstraZeneca. 18 casi di trombosi dei seni cavernosi cerebrali e 7 di coagulazione su 20 milioni di vaccini. 

Le vaccinazioni riprendono e a breve l'Agenzia del farmaco diramerà anche delle informazioni utili a chi si è vaccinato e a chi sta per vaccinarsi. Saranno delle istruzioni molto precise volte a impedire cure fai da te. Di cosa stiamo parlando? Del fatto cheil panico scoppiato dopo il divieto temporaneo di somministrare AstraZeneca ha fatto scattare comportamenti sbagliati. Perciò dall'Aifa fanno notare che non si devono assumere farmaci o altri preparati né prima né dopo la somministrazione del vaccino. «Non si deve procedere con trattatamenti preventivi ne successivi alla vaccinazione», il direttore generale Magrini è stato categorico. «I vaccinati devono stare tranquilli e sentirsi dei privilegiati», ha detto Magrini perché, ha spiegato, sono la parte della popolazione che deve considerarsi "già messa in sicurezza". 

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