Lo smart working per i malati oncologici e i loro famigliari, un appello di 39 associazioni ai parlamentari

Una donna in conference call da casa
Una donna in conference call da casa
di Daniele Pallotta
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Martedì 6 Luglio 2021, 15:30

ANCONA - Utilizzare lo smart working per venire incontro alle esigenze dei pazienti malati di tumore ma anche ai loro familiari e ai caregiver. E’ la richiesta giunta dal Gruppo di 39 Associazioni pazienti ai decisori politici nazionali, in particolare ai componenti di Governo e Parlamento. Il lavoro in modalità agile è una realtà emersa fortemente in tempi di pandemia e destinata a rappresentare un’importante risorsa anche in epoca post-Covid, soprattutto per alcune categorie di lavoratori considerati, giustamente fragili, come chi è colpito da cancro. 
Sono state 377mila le nuove diagnosi di tumore in Italia nel 2020 e ormai sono quasi 4 milioni gli italiani che convivono con una diagnosi di tumore, oltre decine di migliaia le persone in trattamento: i tassi di mortalità si riducono e la sopravvivenza si allunga ma spesso per i pazienti, e per i loro caregiver, è complicato conciliare la vita professionale e lavorativa con la malattia, scandita da accessi continui in ospedale per esami, visite, terapie mediche e riabilitative. I bisogni e le richieste dei pazienti oncologici e oncoematologici in tema di lavoro agile sono stati per questo raccolti nel corso di una recente consultazione nazionale online promossa dal Gruppo di 39 Associazioni pazienti “La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere”, che ha avvertito la necessità di intervenire sul tema attualissimo del lavoro agile per garantire maggiori tutele ai lavoratori che convivono con un tumore. 
«L’attenzione ai lavoratori più fragili ammalati di cancro e soggetti a lunghi periodi di cure chirurgiche e mediche, oltre che riabilitative, è una priorità assoluta del nostro Gruppo – dichiara Annamaria Mancuso, presidente di Salute Donna Onlus e coordinatrice del gruppo “La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere” – la tutela sul posto di lavoro e la possibilità di conservarlo secondo modalità che permettano di coniugare le esigenze produttive e le esigenze delle cure è un tema che ci sta molto a cuore e che in ottica post-Covid non può essere ignorato. La consultazione online promossa dal Gruppo ha confermato che i lavoratori più fragili considerano il lavoro agile un’importante opportunità e ha evidenziato i possibili interventi che potrebbero favorire un nuovo modo di lavorare, adeguato e formato. I lavoratori che convivono con un tumore segnalano come il lavoro agile presenti dei vantaggi dal punto di vista produttivo, clinico, psicologico e della vita privata: per una persona che si trova ad affrontare un tumore è fondamentale continuare a sentirsi socialmente utile e poter mantenere per quanto possibile le proprie attività e il proprio ruolo. Adesso ci prepariamo all’incontro e al confronto con le istituzioni per richiedere un’integrazione della disciplina che regola il lavoro agile. Auspichiamo di intercettare sensibilità da parte dei politici su questa delicata problematica affinché possa instaurarsi un percorso di condivisione e intesa tra Governo, Parlamento e Associazioni pazienti”. 
È essenziale, quindi, favorire nuove modalità di lavoro che accompagnino i lavoratori più fragili anche alla luce dei cambiamenti in atto, che rendono più che mai necessaria la tutela del diritto al lavoro di queste persone. «Lavorare in modo agile e bene si può – afferma Tiziana Nisini, sottosegretario al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – Occorre però disciplinare in modo organico la materia al fine di evitare situazioni di conflitto tra lavoratori e datori di lavoro.

Il tema del lavoro dei pazienti oncologici e oncoematologici è estremamente importante proprio come esempio virtuoso di lavoro agile. Abbiamo il dovere di ascoltare le istanze delle associazioni dei pazienti e tradurle in una normativa che metta in primo piano i loro bisogni». Le misure di distanziamento sociale introdotte in risposta alla pandemia Covid-19 hanno costretto molte persone a lavorare da casa. Secondo l’ultima indagine Eurostat nel 2020 il 12,2% degli italiani in età produttiva ha lavorato da casa, quota invece rimasta costante intorno al 5% negli ultimi dieci anni.

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