In aula per il processo nei confronti di Alessia Pifferi, la donna accusata di omicidio volontario pluriaggravato di Diana, sua figlia, ritrovata morta a 18 mesi, è stata ascoltata Annamaria Di Giulio, la dirigente della polizia scientifica, che per prima è entrata nella casa dove la bimba era senza vita. Il racconto della poliziotta rivela particolari terribili della fine della povera bambina.
Le parole choc al processo
«Supina nella culla con mani e bocca nere, la mamma era seduta sul divano» le parole riferite in aula dall'agente, riporta Il Giorno in un articolo, che prosegue aggiungendo anche dettagli riferiti da Viviana Pifferi, la sorella di Alessia, che avrebbe lasciato morire sua figlia, abbandonandola per giorni in casa senza cibo ed acqua in piena estate.
Alessia Pifferi, secondo la testimonianza della dirigente di polizia, non aveva comprato nulla da mangiare per sua figlia. «Non c'erano alimenti per la bambina, da mangiare c'era veramente poco: Coca Cola, acqua, un piatto di avanzi, una mela e una salsa di pomodoro», mentre sul mobile della stanza da letto in cui Diana è stata trovata morta «c'era un piccolo biberon, con un residuo di latte».
La sorella di Diana
«Mia sorella mi ha scritto una lettera per incolpare me e mia mamma della morte di Diana. Dice che l'abbiamo abbandonata, che di fronte alle difficoltà l'abbiamo lasciata sola, ma non è così: mia mamma l'ha sempre aiutata anche economicamente e l'abbiamo aiutata anche quando ha partorito. Diana è nata in casa, era prematura, pesava un chilo e mezzo scarso. È stata per molto tempo ricoverata in ospedale. E chi è stata in ospedale è sempre stata mia mamma», ha detto Viviana Pifferi a margine della udienza in Corte d'Assise.
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