Renato Moro ci ha lasciati. Ė morto questa notte il caporedattore centrale del Nuovo Quotidiano di Puglia. Il prossimo aprile avrebbe compiuto 61 anni. Lascia la moglie, la nostra collega vice caposervizio Anna Rita Invidia, e tre figli: Eugenio e Ludovica, avuti in prime nozze, e il piccolo Carlo.
Originario di Galatone, Renato è nato giornalista. Perché giornalisti si nasce o si diventa, ma non è mai la stessa cosa. Lui ci era nato. Curioso, attento, acuto, ironico, all'occorrenza sarcastico e disincantato davanti alle cose del mondo, di un altrove irraggiungibile o dietro l'angolo, ha raccontato la cronaca come pochi, esponendola e analizzandola nella sua complessità e nella sua banalità, e spesso nelle sue miserie. In prima linea negli anni bui della Sacra corona unita, ha colto la gravità della trasformazione in atto nella criminalità salentina e pugliese, evidenziandone l'evoluzione da malavita in mafia organizzata, meglio dei tanti che per professione avrebbero dovuto cogliere il cambio epocale che questo territorio era chiamato a vivere. E ha affrontato con coraggio il rischio che tutto questo significava.
Ha mosso i primi passi nelle radio e poi nelle televisioni locali, a Teleleccebarbano.
Se ne è andato nella notte per un malore improvviso. Pochi mesi fa, a distanza di pochi giorni, aveva perso prima il padre e poi la madre. Il vuoto che lascia è immenso, come il dolore che proviamo noi tutti di Quotidiano. E, con noi, gli amici e i lettori che lo hanno conosciuto, apprezzato e amato per quel suo modo unico e irripetibile di guardare alle cose del mondo. E di raccontarle.