Investimenti finanziari fasulli: risparmiatori truffati per 26,5 milioni. Ascolani coinvolti

Investimenti finanziari fasulli, risparmiatori truffati per 26,5 milioni. Ascolani coinvolti
Investimenti finanziari fasulli, risparmiatori truffati per 26,5 milioni. Ascolani coinvolti
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Giovedì 15 Settembre 2022, 19:15 - Ultimo aggiornamento: 17 Settembre, 09:32

ASCOLI PICENO - Un centinaio di risparmiatori truffati con una raccolta abusiva di denaro da 26,5 milioni di euro. I fatti si sono verificati, tra il 2015 al 2019, in assenza di iscrizioni, abilitazioni o autorizzazioni delle Autorità del settore. Solo poco più del 50% è stato rimborsato, attraverso la simulazione di una parte dei rendimenti di spettanza, secondo il cosiddetto «Schema Ponzi». Le risultanze di un'inchiesta eseguita dalle Fiamme Gialle di Ascoli Piceno, e coordinata dalla locale Procura, ha portato a richieste di giudizio e a un'udienza preliminare tenuta oggi.

Abusivismo finanziario

Truffa e abusivismo finanziario sono i reati contestati a soggetti residenti in provincia di Ascoli Piceno, Bolzano, Roma, Tivoli, Guidonia Montecelio (Roma), Palma di Montechiaro (Agrigento) e Orvieto (Terni). Si tratta per lo più amministratori di società, operanti in diversi ambiti, dalla consulenza per la gestione della logistica aziendale e altre attività professionali a quella del commercio all'ingrosso di prodotti alimentari.

Le difese hanno presentato eccezioni sulla competenza territoriale: il giudice Matteo Di Battista si è riservato sulla richiesta e ha rinviato al febbraio prossimo. 

Società con sede all'estero

Le società incriminate avevano sede in Repubblica Dominicana, Nuova Zelanda e Austria. Da qui il nome dell'operazione «Santo Domingo» nell'ambito della quale la Gdf procedette al sequestro preventivo di beni per un controvalore di 4 milioni di euro tra i quali terreni, immobili, conti correnti, gioielli, veicoli. Vittime delle truffe oltre 100 persone, risparmiatori di Trentino Alto Adige, Sicilia, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Abruzzo, Lazio e Puglia: dopo essere state convinte dai promoter a sottoscrivere investimenti e ad eseguire i relativi versamenti, non si erano viste corrispondere alcun interesse pattuito dalle società d'investimento, che invece si sarebbero appropriate dell'intero capitale.

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