Voglia di tagli ai comitati di quartiere ma c’è chi dice no al Comune: «Fermatevi»

Voglia di tagli ai comitati di quartiere ma c’è chi dice no al Comune: «Fermatevi»
Voglia di tagli ai comitati di quartiere ma c’è chi dice no al Comune: «Fermatevi»
di Marco Braccetti
3 Minuti di Lettura
Domenica 21 Novembre 2021, 20:10 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 13:39

SAN BENEDETTO Accorpare e ridurre i quartieri: arriva già un primo “no” all’idea rilanciata dal nuovo sindaco Antonio Spazzafumo, pronto ad attuare un progetto del quale si discute da anni. Ma spiccano anche molte voci positive. Attualmente ci sono 16 Comitati di quartiere e, secondo la visione di chi sposa l’idea del taglio, un numero così elevato favorisce la frammentazione e complica i rapporti tra amministrazione comunale e associazioni zonali. 

 
«Così però si perde rappresentanza» afferma Andrea Bovara: leader di Fosso dei Galli. «Già ora siamo poco ascoltati, non ho idea di cosa potrebbe accadere se venissimo inglobati a quartieri più grandi, come la Salaria - prosegue Bovara -. Senza contare che, quando si voterà per il rinnovo dei direttivi, i candidati delle zone più grandi e popolose potrebbero prendere più voti e dunque rischieremo di restare senza rappresentati nell’eventuale, nuovo, comitato unico. Ci sono tanti aspetti che non mi convincono. Capirei se noi rappresentanti dei quartieri fossimo un costo per il Comune, ma ricordo che svolgiamo il nostro mandato a titolo di volontariato». La voce che arriva da Fosso dei Galli (una delle zone più piccine e, dunque, destinata a scomparire dalla futura mappa dei quartieri) è tuttavia minoritaria tra quelle che abbiamo ascoltato. 


«Attualmente i quartieri sono troppi e dispersivi, dunque ben venga un riordino - dice Elio Core, ex presidente ed attuale membro del comitato Porto d’Ascoli Centro -. Per gli accorpamenti, ipoteticamente, si potrebbero unire: Agraria, Porto d’Ascoli Centro e Salaria. Oltre che Ragnola con il quartiere Mare e quello Europa. Ma, a mio avviso, è urgente anche rivedere la norma con cui si eleggono i direttivi. L’elezione del presidente deve tornare ad essere diretta espressione della volontà popolare, così da frenare i giochi di potere che possono nascere all’interno delle associazioni».

Si esprime a favore anche Moina Maroni: presidente del più piccolo quartiere sambenedettese (l’Europa) certamente destinato ad essere soppresso. «Parlo dopo aver effettuato un piccolo sondaggio sulle pagine Social della nostra associazione e dopo aver ascoltato personalmente diversi residenti - sottolinea la presidente -. Ebbene, tutti si dicono a favore di un congiungimento con i vicini di Marina di Sotto. Il nostro territorio è la naturale prosecuzione proprio di quel quartiere. Noi ospitiamo una sede universitaria, un campo sportivo e un centro d’aggregazione giovanile: crediamo che tutte queste attività verrebbero ulteriormente valorizzate con un’annessione a Marina di Sotto».


«Anche io sono favorevole - afferma Mery Micucci, presidente di Marina Centro e decana dei comitati zonali - purché questi accorpamenti non vadano a riguardare i quartieri più grandi che, già oggi, sono alle prese con molti problemi. Inoltre, sarebbe il caso di riorganizzare i confini di alcuni quartieri, perché accadono cosa paradossali. Via Risorgimento ha un marciapiede sul mio quartiere e un altro su Albula Centro. Questo, ovviamente, complica le attività dei comitati». Come accennato all’inizio, di questo progetto si parla ormai da una decina d’anni. Soprattutto durante l’amministrazione Gaspari (periodo 2006/2016) si tentò, inutilmente, di sottoporre i comitati ad una “cura dimagrante”.

Come mai si fallì? «Ebbi molte opposizioni, sia tra i comitati stessi che all’interno della mia amministrazione - ci svela Luca Spadoni: assessore alla partecipazione nella giunta Gaspari bis -. Lì c’erano assessori e consiglieri con preoccupazioni elettoralistiche. Tutti avevano ben chiaro che 16 quartieri erano troppi e che occorreva ridurli. Ma poi, all’atto pratico, ha vinto il timore del riflesso che tale scelta poteva avere in termini di consenso elettorale». Per farla breve: c’era la paura che gli amministratori di turno potessero perdere voti tra i residenti dei quartieri “depennati”. Ora vedremo se Spazzafumo avrà la forza di passare dalle parole ai fatti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA