SAN BENEDETTO - Il senatore Battistoni parla di «aumento sconsiderato», l’ex assessore Nazzareno Torquati non va per il sottile e parla di «autentico esproprio». E’ bufera sulla richiesta di una tassa da 2500 euro fatta agli operatori della piccola pesca che potrebbero essere sfrattati il primo giorno di febbraio, dall’Autorità Portuale che ha inviato loro una richiesta di saldo della soglia minima di canone demaniale marittimo passato dai 362 euro in vigore fino alla fine del 2020 ai 2500 euro che vanno saldati ora per l’anno in corso.
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Il calcolo
Un aumento che sfiora il 700 per cento che dovranno sostenere operatori che utilizzano casotti di una manciata di metri quadrati e che li utilizzano prevalentemente come rimessaggio degli attrezzi da pesca. «Un sopruso fatto da chi è moroso verso questa città» tuona Torquati puntando il dito contro l’autorità portuale. «Da anni riscuotono e non sono ancora stati in grado di fare un dragaggio necessario per la sicurezza - afferma - ma possono permettersi di inviare lettere firmate da avvocati intimando sfratti e pretendendo cifre esorbitanti».
L’incontro
Lunedì Olivieri incontrerà i vertici dell’Autorità Portuale proprio per affrontare la vicenda e mediare in particolar modo sul pagamento di tutti quei soldi. «Chiederemo una rateizzazione - afferma - dal momento che la legge ormai è stata fatta ma la battaglia si giocherà sia in Riviera che a Roma dal momento che ho spinto affinché il mio partito portasse la vicenda all’attenzione del Governo». Cerca di gettare acqua sul fuoco il consigliere delegato alla pesca Mario Ballatore che si dice ottimista su un accordo: «La lettera spedita agli operatori - spiega - aveva dei toni eccessivamente forti ma credo che l’ostacolo sia soltanto formale. Sono convinto che lunedì sarà trovato un accordo sia sul pagamento di quella cifra che sulla permanenza degli operatori in quei box fino a quando non saranno pronte le nuove postazioni del villaggio della Piccola Pesca».