SAN BENEDETTO - Parte male il nuovo anno, torna l’allarme-smog. Dall’inizio del 2022, sul fronte delle temute polveri sottili Pm10, la centralina che monitora la qualità dell’aria sambenedettese ha già registrato tre sforamenti alla soglia d’allerta. Nello stesso periodo del 2021, si verificò un unico sforamento. Ma vediamo i dettagli. Come un fosco presagio, la prima anomalia si è registrata proprio il primo giorno dell’anno: sabato 1 gennaio. In quelle 24 ore, l’impianto di via Asiago gestito dall’Arpam ha computato una presenza-media di Pm10 nell’aria pari a 52 microgrammi.
Poco più basso, il doppio sforamento registrato domenica 16 e lunedì 17, quando i microgrammi furono 51.
Vale poi la pena evidenziare come le anomalie registrate ultimamente c’entrino poco con il maxi incendio che ha devastato un deposito di rifiuti in zona Centobuchi: in linea d’aria non molto lontano al territorio sambenedettese. Sì, perché il rogo è avvenuto nei primi giorni di gennaio, mentre il grosso degli sforamenti si è avuto verso la metà del mese. Troppo il tempo trascorso, effettivamente, per trovare un solido legame di causa effetto con l’enorme mole di fumi generata da quella combustione. Le cause, dunque, vanno ricercate altrove. Nell’esame delle fonti inquinanti, un’importante pagina è già stata scritta dall’Arpam. L’Agenzia regionale per la protezione ambientale delle Marche ha promosso un’analisi molto sofisticata che ha letteralmente scomposto i dati sulle polveri sottili sambenedettesi, per andare a caccia d’indizi sulle fonti inquinanti.
Secondo questo report, il traffico (dunque le emissioni dei mezzi a motore) contri “solo” per il 34% all’inquinamento, mentre il riscaldamento incide per il 39%. Altri fattori contribuiscono per il restante 27%. Semplificando al massimo: in Riviera le caldaie inquinano più delle auto. Non a caso, la locale sezione di Legambiente ha già detto chiaro e tondo: «Per vincere la sfida del miglioramento della qualità dell’aria è fondamentale e urgente avviare un grande piano di riqualificazione energetica dei nostri edifici».