San Benedetto, nella guerra al tumore
un sambenedettese è amato negli Usa

Andrea Piunti
Andrea Piunti
2 Minuti di Lettura
Lunedì 24 Aprile 2017, 05:25
SAN BENEDETTO  - Parla sambenedettese la scoperta biomedica “Made in Usa” che sta dando nuove speranze ai bambini malati di cancro al cervello. Un pool di scienziati della Feinberg School of Medicine – appartenente alla Northwestern University di Chicago - ha trovato una molecola che blocca la crescita del Dipg (diffuse intrinsic pontine gliom) ossia un tumore pediatrico particolarmente aggressivo. Primo autore di questo interessante studio è il dottor Andrea Piunti, ricercatore, di San Benedetto. All’interno del team che ha curato questa ricerca, Piunti non era solo l’unico italiano, ma perfino l’unico cittadino europeo. Una bella soddisfazione per il giovane professionista, classe 1984, diplomatosi nel 2003 al liceo scientifico sambenedettese Rosetti, per poi proseguire gli studi alla facoltà di Scienze Biotecnologiche di Urbino e all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, ottenendo sempre il massimo dei voti. Terminata l’esperienza formativa, tra il 2014 ed il 2015 è rimasto a Milano, operando presso l’Istituto Europeo di Oncologia: famoso per esser stato a lungo guidato da Umberto Veronesi. 
Semplificando al massimo, cosa non facile considerando la materia, si può dire che Piunti si concentra sui meccanismi biologici e molecolari della malattia, alla ricerca di soluzioni per frenarla. Una ricerca che da febbraio 2015 lo ha portato Oltreoceano. «In ogni campo, fare un’esperienza all’estero è importante. Ancor di più lo è nel mio» sostiene il giovane studioso che in America ha trovato anche l’amore. Attualmente, infatti, è fidanzato con Kate Mills, 31 anni ma già pienamente operativa nel suo paese come ginecologa specializzata in oncologia. 
L’opportunità americana. 
«In America se un giovane vale fa rapidamente carriera e guadagna molto bene, però i ritmi di lavoro sono davvero pesanti: io ho lavorato anche più di 100 ore alla settimana» puntualizza Piunti che, comunque, ci tiene a rimarcare come anche in Italia, almeno nel suo settore, le cose non sono poi così negative: «In Italia, e in particolare a Milano, ci sono strutture che possono competere con quelle americane. La vera differenza sta nei finanziamenti. Gli Usa puntano molto di più sulla ricerca e lo fanno finanziandola con risorse economiche molto considerevoli».
© RIPRODUZIONE RISERVATA