SAN BENEDETTO - «Sono pronto a mettere in campo una forte contestazione ma se proprio fossimo costretti ad accogliere questi impianti allora chiederemo delle royalty per il nostro territorio». A parlare in questi termini il sindaco Antonio Spazzafumo di fronte del progetto che vedrebbe, a 22 chilometri della costa tra Marche e Abruzzo, l’estrazione di gas dal pozzo Donata 4Dir. Trivelle sempre più vicine dopo il rigetto del ricorso da parte del Tar Lazio. L'ultimo atto della tenzone giudiziaria ha visto il Tar Lazio dare ragione al Ministero Ministero della Transizione Ecologica.
«Mi attiverò subito per mettermi in contatto con il sindaco di Martinsicuro, Massimo Vagnoni - spiega il primo cittadino Spazzafumo - serve un’azione congiunta sia di contestazione che per un eventuale ricorso al Consiglio di Stato. Sono pronto a chiedere un incontro al Ministero della Transizione ecologica al fine di contestare tale progetto. Ma se dovesse andare male e fossimo costretti a ospitare tali impianti a largo della nostra costa, sono pronto a chiedere dei risarcimenti. Non sarebbe male un’esenzione dal pagamento delle bollette del gas, dei bonus, ma so che alcuni Comuni del Meridione hanno avanzato tale richiesta e non è stata affatto concessa». «È una follia», commenta il presidente dell’Assoalbergatori Nicola Mozzoni la notizia del progetto delle trivelle in mare pronto a partire dopo il rigetto del ricorso da parte del Tar Marche. «È un intervento che non sta né in cielo, né in terra- argomenta Mozzoni - Prima si parla di Parco marino poi ci ritroviamo con questi interventi che vanno a penalizzare fortemente la nostra vocazione turistica. Come categoria siamo pronti a supportare ogni azione legale che verrà intrapresa dagli altri enti, ci opporremo con tutta la nostra forza. Tra l’altro la quantità di gas estratta sarebbe minima».
«Noi non restammo affatto immobili», l’ex sindaco Pasqualino Piunti non ci sta a essere etichettato come il primo cittadino che non si oppose alle trivelle anzi precisa: «Andai personalmente, assieme all’allora assessore Andrea Traini, dall’ex ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti sia per opporci alle trivelle che all’impianto di stoccaggio del gas.
Il fronte abruzzese invece è stanco. Ad uscire sconfitti sono i Comuni della costa teramana, è stato rigettato il loro ricorso. Un atto con cui era stato chiesto l'annullamento di tutti gli atti a favore della trivellazione. Il pozzo nascerà a 22 chilometri al largo della foce del Tronto. L'unica chance è quella di passare al Consiglio di Stato ed attendere la seconda pronuncia della giustizia amministrativa. Ma non è detto che il Comune truentino decida di investire altro tempo ed altre risorse. «Ad oggi - spiega l'assessore all'ambiente Marco Cappellacci - siamo fiaccati. Ci siamo opposti come potevamo alla realizzazione di questo progetto». Probabile, dunque, che la battaglia giudiziaria si dica conclusa qui vista la pronuncia contraria al Comune e favorevole ad Eni e al Ministero del Tar Lazio.
«Di certo per noi si tratta di una sconfitta. Siamo una realtà turistica di grandi potenzialità ma siamo preoccupati per queste trivellazioni e per l'eco che avranno sulla nostra industria delle vacanze» aggiunge Cappellacci. «Oltre ai rischi e alle criticità per incidenti, perdite e scarichi, la cosa grave è che ci si allontana sempre di più dagli obiettivi fissati dall'Accordo di Parigi sul clima, che poi a chiacchiere tutti dicono di voler rispettare» confermano gli ambientalisti. Gli esperti, come il professor Enzo Di Salvatore, docente e costituzionalista, ribadiscono che ci sarebbero i margini per un'ulteriore pronuncia del Consiglio di Stato. Non sarebbe stata, infatti, presentata e richiesta la Via, cioè la valutazione di impatto ambientale. I Comuni, però, paiono già provati dalle spese sostenute. Il ricorso era stato proposto dai Comuni di Martinsicuro, Alba Adriatica, Tortoreto e Pineto e dalla Provincia di Teramo.
Avevano rinunciato a ricorrere al Tar le amministrazioni di San Benedetto del Tronto e Grottammare, che inizialmente sembravano essere della partita. I primi pozzi di coltivazione di gas e gasolina al largo di Martinsicuro vennero autorizzati nel 1973 ma solo negli ultimi anni si è creato un movimento d’opinione contrario alle trivellazioni dei fondali marini.
«Già nel 2019 noi come amministrazione - spiega la sindaca di Alba Adriatica Antonietta Casciotti - avevamo adottato due delibere sull'emergenza climatica. Sapevamo che questo ricorso al Tar Lazio difficilmente sarebbe stato accolto. Lo abbiamo, comunque, portato avanti per dare un segnale politico: la difesa del nostro indotto principale che è il turismo. Continuare trivellare il nostro mare potrebbe rivelarsi tragico negli anni a venire sia in termini ambientali che per l'industria delle vacanze. Per questo avevamo anche inviato un appello al Presidente Mattarella. Purtroppo, oggi, l'Eni ha tutte le autorizzazioni per portare avanti il progetto e possiamo fare poco».
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