Niente riposi e 15 ore al giorno per chi lavora nel turismo. I sindacati: «Basta sfruttamento, serve un progetto»

Niente riposi e 15 ore al giorno per chi lavora nel turismo. I sindacati: «Basta sfruttamento, serve un progetto». Luana Agostini della Filcams Cgil
Niente riposi e 15 ore al giorno per chi lavora nel turismo. I sindacati: «Basta sfruttamento, serve un progetto». Luana Agostini della Filcams Cgil
di Laura Ripani
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Martedì 24 Gennaio 2023, 06:10 - Ultimo aggiornamento: 18:36

SAN BENEDETTO - Quindici ore di lavoro al giorno, senza riposi settimanali. È molto spesso la condizione degli occupati nel settore del turismo che, a fine stagione, non ce la fanno più. Ovviamente il sindacato intende tutelare questi lavoratori nell’ambito anche di una polemica che da mesi oramai mette di fronte imprenditori e manodopera - che non si trova - rischia di restare sterile.

 
Le motivazioni


Per questo, dopo l’inchiesta che il sito internet del Corriere Adritico ha realizzato nelle Marche, provincia picena compresa, Luana Agostini della Cgil vuole andare oltre: «Chiediamo - scrive in una nota - un tavolo provinciale perché la contrattazione non può essere lasciata solo alla domanda e all’offerta ma deve essere inserita in un progetto che prevenga il degrado e renda conveniente all’imprenditore assumere e al lavoratore essere assunto.

Penso quindi a finanziamenti e linee di sviluppo che portino alla destagionalizzazione, ad esempio; o alla valorizzazione delle città d’arte e dell’interno».

Per la sindacalista tutto nasce dal periodo pandemico. «È emerso - spiega - il grande inganno: assunzioni a 15 ore settimanali, per un lavoro anche di 50/55 ore alla settimana che hanno prodotto una cassa integrazione che a volte non arrivava alle 200 euro mensili, perché evidentemente rapportata alle ore di contributi versati all’Inps. E sempre da questo settore vengono indennità di disoccupazione risibili e pensioni misere».

La dignità riconosciuta

Quindi diversi lavoratori, secondo i sindacati non tornano più indietro, a certe condizioni, perché hanno finalmente trovato «impieghi in cui è riconosciuta la dignità del loro lavoro e quelli che ancora non hanno trovato un impiego dignitoso preferiscono vivere modestamente piuttosto che tornare ad essere schiavi». Inoltre molti si sono anche improvvisati esercenti, e ciò ha prodotto una pletora di «padroncini sedicenti imprenditori - aggiunge la sindacalista - che perseguono il loro esclusivo profitto personale senza restituire nulla al territorio che utilizzano il costo del lavoro, l’elusione contributiva e delle tasse come unici strumenti per rendere competitive le loro imprese. Lo dicono le numerosissime vertenze sindacali portate avanti dalla Filcams Cgil di Ascoli Piceno e dall’Ufficio Vertenze della Cgil di Ascoli Piceno in questi anni».

L’impiego massivo di lavoro grigio, dunque sia per i lavoratori permanenti che per quelli stagionali, l’uso distorto dei contratti a chiamata, con l’apertura in chiaro solo di pochissime chiamate al mese, le assunzioni a poche ore settimanali senza giorni di riposo da maggio a settembre sarebbero le reali condizioni a cui sono sottoposti i lavoratori del turismo.


La proposta


Ecco allora che il sindacato non si ferma alla denuncia: «Non è più rinviabile un confronto su questi tema pertanto la Filcams Cgil della Provincia di Ascoli Piceno chiede alle istituzioni di promuovere senza indugio la realizzazione di un tavolo permanente sul turismo per realizzare con tutti i portatori di interesse il progetto futuro dell’offerta turistica che veda come centrali ed imprescindibili la dignità e il valore del lavoro e delle lavoratrici e dei lavoratori» si legge in una nota.

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