Fallimento del Cat, dal tribunale una stangata agli ex presidenti e alla Confesercenti, ecco quanto dovranno risarcire

Il presidente del collegio Giuliana Filippello
Il presidente del collegio Giuliana Filippello
di Laura Ripani
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Venerdì 21 Maggio 2021, 07:00

SAN BENEDETTO - Per ironia della sorte è stata una sambenedettese, il giudice Giuliana Filippello, a presiedere il collegio della sezione specializzata in materia d’impresa del tribunale di Ancona che ha condannato, in primo grado, gli ex amministratori per il fallimento del Cat della Confesercenti a pagare somme pesantissime. Una stangata da più di 800mila euro totali che chiama in causa in solido oltre alla Confesercenti tutti i presidenti dell’associazione di categoria in maniera personale, quelli però, che hanno assunto la carica prima dell’anno 2010 condannandoli a risarcimenti ingenti.

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A presentare l’istanza era stato il commercialista Tonino Napoletani, curatore fallimentare del Centro di assistenza Confesercenti (Cat) che aveva rintracciato, nel corso degli anni di gestione della società di servizi un modo di operare non oculato che aveva creato buchi nel bilancio fino ad arrivare almeno a mezzo milione, riconducibile, questo sistema a diverse motivazioni. Per questo, una volta accertato il crac, la curetela si era rivolta al tribunale specializzato di Ancona perché dunque facesse luce sulla vicenda dal punto di vista civile ed eventualmente si occupasse delle responsabilità personali.

I giudici del collegio, rispetto alla iniziale richiesta di circa 500mila euro, presentata appunto dalla curatela, hanno ritenuto che i danni provocati dalle persone chiamate a rispondere siano stati riconducibili sicuramente a singoli atti di mala gestione, compiuti dunque dagli amministratori in violazione dei loro compiti, così da dover loro applicare i principi generali in materia di risarcimento del danno da inadempimento contrattuale.

Ecco dunque che la cifra è salita dal momento in cui è stata riconosciuta la responsabilità degli amministratori del Cat che poi aveva come unico socio la Confesercenti stessa e quindi tirando il ballo i presidenti pro tempore.

Tra i danni sono stati fatti rilevare nei confronti delle persone condannate a vario titolo dal tribunale finanziamenti «a favore di quest’ultima (cioè la Confesercenti ndr) e privi di qualunque utilità economica» si legge nella sentenza, omissioni che hanno determinato o aggravato il dissesto, mancato avvio delle azioni legali volte ad ottenere il recupero delle somme, l’aggravamento del dissesto. Questo ha delineato un quadro differente per ognuno dei presidenti che dunque sono stati chiamati a rispondere personalmente, di quanto è accaduto. Nel dettaglio a pagare la somma più alta sarebbe Nino Capriotti, condannato a risarcire 542.141,64 euro; Giacomo Sciarra 373.076,80; Giuseppe Ricci 297.738,83; la stessa Confesercenti 189.128; Tommaso Bruno Traini 155.998; Ilenia Illuminati 89.934: tutti, come detto, ritenuti a vario titolo responsabili nel periodo della propria reggenza. 


Ma la vicenda del Cat Confesercenti non ha soltanto questo filone, civile. Al tribunale di Ascoli, infatti, pende anche una causa penale. Fatti che comunque si sono svolti diversi anni fa ma per i quali, come ha fatto rilevare anche il tribunale di Ancona non si può configurare la prescrizione.

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