SAN BENEDETTO - Un coro indignato di reazioni tutte con il medesimo denominatore: San Benedetto viene spogliata di un servizio essenziale. Dopo il tribunale e lo svuotamento dell’ospedale ecco che la Riviera fa i conti con l’addio all’Agenzia delle riscossioni che resterà come sportello tre volte la settimana e senza cassa con molte voci danno oramai per persa anchela stessa Agenzia delle Entrate.
Le reazioni
«Mi chiedo cosa è stato fatto dai politici precedenti quando fu decisa questa cosa - dice l’attuale primo cittadino Antonio Spazzafumo -: Dico solamente che togliere i servizi ad una città che demograficamente è destinata a crescere è scarsamente lungimirante e soprattutto destabilizza il sistema di parità dei servizi che devono essere dislocati tra San Benedetto e Ascoli.
A dirla tutta, se davvero anche l’Agenzia delle Entrate sarà smantellata il mandato è quello dell’attuale primo cittadino che si spera dunque metterà in campo tutto il suo potere, quello del rappresentante di una realtà che è la quarta per abitanti nelle Marche e ha un forte tessuto produttivo e commerciale, per scongiurare l’ennesimo affronto. Ma il suo predecessore è ancora più accanito.
Dopo aver letto la notizia su queste pagine ha in primo luogo detto di voler coinvolgere i politici nazionali e pur non facendo nomi è chiaro che Pasqualino Piunti informerà Lucia Albano, sottosegretario all’Economia. «Inaccettabile questa decisione, ancora una volta la città più popolosa e dinamica della provincia viene penalizzata nei servizi essenziali. Dopo il “pellegrinaggio giudiziario” dovuto alla chiusura del nostro tribunale e quello sanitario per via dello scippo di reparti nel passato, ora dobbiamo subire questa ulteriore situazione che penalizza tutto il territorio costiero. Invito le amministrazioni interessate a fare sentire la propria voce a difesa di tanti professionisti e di conseguenza dei cittadini stessi».
Non meno tagliente è l’ex consigliere regionale Fabio Urbinati: «San Benedetto - dice -, paga il poco peso politico nella gestione di questioni territoriali. Questo avviene ormai da anni, un vero peccato, poiché in città classe dirigente adeguata non manca. Ma spesso i partiti maggiori, associazioni di categoria, ed enti territoriali fanno scelte diverse. Il tutto anche grazie alle nostre divisioni».
La mozione
E se da sinistra si batte un colpo ecco che anche il giovane Valerio Pignotti non le manda dire: «Lo spostamento è figlio di una politica territoriale pressoché inesistente. Il silenzio delle istituzioni denota infatti uno scollamento totale tra le esigenze dei cittadini e ciò che succede nell’hinterland della Provincia di Ascoli Piceno. Chiederò ai nostri consiglieri comunali di presentare una mozione urgente affinché i Comuni costieri si attivino per scongiurare tale chiusura». Certo è che non sono i derby a risolvere i problemi ma la necessità di guardare insieme nella stessa direzione.