SAN BENEDETTO - Pronto soccorso vera e propria cerniera per tutto l’ospedale di San Benedetto nella lotta contro il Covid. Pesa la carenza di personale ma non viene meno l’impegno dell’equipe diretta dalla dottoressa Petrelli primario UO Pronto Soccorso e Medicina d’Urgenza. Attualmente ci sono due percorsi, uno «rosso» per casi sospetti Covid, uno «verde» per i no Covid. Esiste tuttavia anche un ulteriore screening per pazienti in osservazione temporanea che si è rivelato vincente per intercettare seppur sporadicamente casi positivi. Una strategia che ha contribuito ad evitare cluster.
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I ricoveri
Nelle ultime 24 ore, secondo i dati diffusi dal Servizio sanità della Regione, a San Benedetto ci sono 3 pazienti in terapia intensiva e 2 in area semi intensiva. «Durante l’estate si è un po’ abbassata la guardia con la riduzione delle regole del lockdown - spiega la dottoressa Petrelli - e abbiamo avuto in estate dei ricoveri anche in semi intensiva.
L’arma del vaccino
La dottoressa Petrelli ricorda l’importanza del vaccino anti Covid come principale forma di prevenzione: «Posso dire che per vincere la guerra contro il virus lo strumento più importante è quello della prevenzione dei contagi che al momento si può effettuare solo con una vaccinazione di massa. Siamo arrivati in tempi brevi al vaccino e capisco che ci possano essere perplessità nella popolazione ma siamo in guerra e bisogna vincere tutte le varie battaglie.
Le cure
La Regione Marche, tra le prime, si è fatta promotrice della possibilità di somministrare gli anticorpi monoclonali: «È una terapia per pazienti - spiega la Petrelli - che hanno fattori di rischio e devono aver contratto la malattia in forma lieve. La terapia va somministrata entro i primi giorni del contagio quindi del riscontro della positività proprio perché sono soggetti a rischio che potrebbero sviluppare la malattia in forma più grave peggiorando la loro prognosi».
L’impegno
L’impegno dei professionisti del Pronto soccorso è notevolmente aumentato: « In estate l’incremento di accessi ha messo alla prova la mia equipe - sottolinea la Petrelli - il lavoro del medico dell’urgenza è bellissimo ed importantissimo ma va riconosciuto e sostenuto un po’ di più di quello che è stato fatto finora perché se i lavoratori gli operatori vengono lasciati con il 50% del personale a gestire un doppio percorso senza un riconoscimento economico e peggiorando la propria qualità della vita il lavoro non diventa incentivante per i giovani medici»
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