San Benedetto: le piccole imbarcazioni vanno in mare, il pesce fresco torna in tavola in anticipo

L'asta del mercato ittico
L'asta del mercato ittico
di Emidio Lattanzi
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Mercoledì 14 Settembre 2022, 05:00

SAN BENEDETTO - Il pesce fresco tornerà al mercato con qualche giorno di anticipo rispetto alla ripresa delle attività. Si perché mentre le barche più grandi torneranno ad accendere i motori nella notte del 25 settembre, le imbarcazioni più minute, quelle della piccola pesca, termineranno il provvedimento di stop alle attività nella giornata del 21. Questo significa che già dal pomeriggio di giovedì 22 le barche potranno sbarcare il pescato e metterlo a disposizione dei clienti dei mercatini. 

 
L’asta
«Poi il giorno successivo - spiega Giuseppe Pallesca, presidente della cooperativa Pescatori Progresso - il pesce andrò all’asta al mercato ittico se le quantità saranno buone».

Si tratta di un gruppo di quindici barche di grandezza compresa tra i 15 e i 18 metri che calcolano la pesca ad ore e che, in questa fase di pre rientro in mare avranno a disposizione quindici ore di pesca». Ma Pallesca, che sta rappresentando la marineria ai tavoli regionali e nazionali, interviene anche sulla vicenda del caro-gasolio, enorme incognita di questa ripresa delle attività: «In questo momento il prezzo oscilla intorno a 1,15 euro - ma non è detto che resti così e che non subisca un nuovo rialzo. Anche perché, ad esempio, in altri porti è arrivato ad un euro e venti centesimi. Ma non demordiamo, bisogna riprovare ad andare in mare. Inizieremo con tre uscite a settimana per poi osservare gli argomenti del mercato e decidere di conseguenza. Con i dati alla mano potremo poi analizzare il tutto in una riunione con gli altri membri delle marinerie e del nostro porto. Dovrà essere una decisione condivisa anche se, ovviamente, tutto dipenderà dall’andamento dei prezzi del pesce». 


I profitti
Questo perché si rende necessario trarre il maggio profitto dalle varie uscite in mare dal momento che con l’esponenziale aumento dei costi carburante, occorre aumentare il guadagno per poter garantire uno stipendio agli imbarcati e al tempo stesso riuscire a far fronte alle scadenze. Il tutto alla fine dell’ennesimo provvedimento di stop biologico considerato inutile dagli addetti ai lavori. Le associazioni, come ad esempio Coldiretti Impresapesca, ha più volte negli anni chiesto una radicale modifica di questo strumento di gestione che non risponde più da tempo alle esigenze della sostenibilità delle principali specie target della pesca nazionale, tanto che lo stato delle risorse nei 37 anni di fermo pesca è progressivamente peggiorato, come anche parallelamente lo stato economico delle imprese e dei redditi. Questo ha determinato nel periodo un crollo della produzione – spiega Coldiretti Impresapesca -, la perdita di oltre un terzo delle imprese e di circa ventimila posti di lavoro a livello nazionale. Dati importanti che delineano la crisi del settore e il senso di abbandono che armatori e imbarcati percepiscono soprattutto in questo particolare periodo storico. In cui i pescatori si stanno trovando a fronteggiare la crisi legata all’aumento dei carburanti e quella conseguente all’emergenza pandemica.

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