«La Piccola pesca va alla deriva se non può usare i nuovi box». Sloow Food scende in campo: «Sosteniamo la biodiversità, sono produttori etici»

«La Piccola pesca va alla deriva se non può usare i nuovi box». Sloow Food scende in campo: Sosteniamo la biodiversità, sono produttori etici»
«La Piccola pesca va alla deriva se non può usare i nuovi box». ​Sloow Food scende in campo: Sosteniamo la biodiversità, sono produttori etici»
di Laura Ripani
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Mercoledì 19 Gennaio 2022, 09:45

SAN BENEDETTO -  Anche il Convivium Slow Food di San Benedetto del Tronto-Valdaso - con la piena approvazione di Slow Food Marche -, sostiene la causa dell’assegnazione diretta dei casotti del nuovo villaggio nell’area portuale di San Benedetto ai pescatori della Piccola pesca artigianale, associati al Cogepa «che sono da sempre presenti nei vecchi box del Villaggio della Piccola pesca».


«L’avvio di tale disposizione - spiega Alessia Consorti - era già iniziato nel 2011 e, con un documento confermato nel 2016 dall’attuale presidente del Cogepa, Giovanni Picciotti, si dava piena condivisione in base a regole e formalità».

L’impegno di Slow Food, d’altra parte, è sempre stato quello di dare visibilità e sostegno ai produttori, in questo caso pescatori, legati alla biodiversità, alla sostenibilità e valorizzazione storica di un territorio. «Nelle ultime tre amministrazioni - aggiunge Consorti - sono stati avviati incontri, tavoli e confronti ai quali Slow Food con i suoi referenti è stato presente, per condividere il progetto in atto. E’ alquanto sconcertante il quadro presentato dall’attuale amministrazione, che intende attribuire i casotti sul criterio di un bando e non sulla assegnazione diretta, come documentata e al tempo promessa».

Slow Food, presente fin dal 2007 ai tavoli organizzati dal Comune, con la costituzione della Comunità del Cibo Slow Food sulla Piccola pesca, con la partecipazione degli operatori al Salone del Gusto di Torino e allo Slow Fish di Genova, con il Consorzio, ha con forza valorizzato l’antico mestiere, a partire dalla richiesta di uno spazio dedicato per una regolamentata e non più tollerata vendita del proprio pescato, auspicando «un serio e concreto coinvolgimento della parte politica - affonda la delegata di Slow food -: e, sulla base degli accordi, anche della rivalutazione di una marineria storica presente e attiva nel nostro territorio, che avrebbe dato valore anche all’offerta turistica locale con la realizzazione di un villaggio costiero, a lei destinato». 


Tanti sono stati gli incontri, per garantire continuità alla marineria, con tutti gli attori istituzionali che hanno dimostrato serietà e volontà condivise di confronto, ma oggi ancora nessuno assicura quel percorso partecipato e trasparente, di cui è stato concorde per anni. «La domanda che noi ci poniamo - chiude Consorti - non è solo relativa alle strategie di sviluppo sostenibile locale, ma è dove andranno i pescatori, tra l’altro tutti operativi e consorziati, esclusi dall’occupazione dei casotti. Nessuno parla ancora di quella sorta di esproprio subito, avendo pagato i propri box personalmente, e di quella mancata promessa che perdura da oltre 10i anni. Con questi presupposti, la Piccola pesca andrà alla deriva e con lei anche un pezzo di storia locale».

A sostegno di tutto ciò, c’è il anche progetto di Slow Food Marche di voler costituire una rete marchigiana di tutte le marinerie di Piccola pesca affinché si arrivi a una precisa identità di questa forma di pesca che non solo è sostenibile ma anche etica, e si garantisca quel giusto riconoscimento a coloro che ancora oggi proteggono la nostra biodiversità».

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