San Benedetto, allarme parcheggio ospedale. Gaspari: «Ci sono le vasche di laminazione, spesi sei milioni»

San Benedetto, allarme parcheggio ospedale, Gaspari: «Ci sono le vasche di laminazione,spesi sei milioni»
San Benedetto, allarme parcheggio ospedale, Gaspari: «Ci sono le vasche di laminazione,spesi sei milioni»
di Alessandra Clementi
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Mercoledì 31 Maggio 2023, 03:55 - Ultimo aggiornamento: 11:37
SAN BENEDETTO  - «A monte del torrente Albula c’è un sistema di vasche di laminazione, costato sei milioni di euro, per cui non c’è alcun rischio esondazione». Puntualizzazione che arriva dall’ex sindaco Giovanni Gaspari in merito al semaforo rosso acceso dalla Regione verso il parcheggio dell’ospedale, intimandone la rimozione, per motivi di sicurezza. Era il 2007, l’inizio del primo mandato Gaspari, quando vennero realizzare diverse vasche di laminazione a monte del torrente Albula che toccavano Comuni di San Benedetto, Grottammare, Acquaviva e Ripatransone.  



Vennero intercettati i finanziamenti stanziati dalla Regione e dal Consorzio di bonifica per realizzare questa messa in sicurezza del corso d’acqua che non erano altro che terreni, espropriati, dove l’acqua piovana sarebbe stata deviata in caso di piene. Quindi il torrente non potrebbe straripare, ma la pioggia anche copiosa andrebbe ad allagare e a essere contenuta in questi terreni. «Vennero effettuati degli studi da parte di una società di Firenze – ricorda l’ex sindaco Gaspari – proprio per il calcolo delle esondazioni con proiezioni fino a 200 anni. Vennero spesi sei milioni di euro che oggi non possono essere dimenticati.

Si deve tenere conto dei lavori svolti altrimenti sarebbero inutili, in politica occorre memoria e coraggio. È possibile che i dirigenti regionali non siano a conoscenza di tali interventi ma l’amministrazione comunale deve essere in grado di ricordarli e farli valere. Basti pensare che nel nord delle Marche oggi vengono invocate le operazioni che noi realizzammo nel 2007». Lavori che avrebbero dovuto proseguire con la sistemazione dell’alveo. 

«Lavori non proseguiti»
 

A ricordarlo l’allora assessore all’urbanistica e ambiente Paolo Canducci: «Il problema è che i lavori iniziati da noi non sono stati proseguiti dalle amministrazioni che ci hanno succeduto. Dopo la realizzazione delle casse di laminazione da parte nostra, occorreva realizzare terrazze, allargare i marciapiedi sul fronte sud del torrente in modo da realizzare stalli a spina pesce anche verso via Montello. Era necessaria la rinaturalizzazione dell’alveo, togliendo il cemento, con terrazzamento del lato sud. Un terrazzamento con marciapiedi e panchine senza tombare il torrente, invece dopo di noi tutto si è interrotto e nessuno ha messo più mano su questo corso d’acqua. Senza dimenticare che ora sono maggiori le accortezze dopo le continue esondazioni registrate negli ultimi mesi in varie zone d’Italia».

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