Operazione alla spina bifida del feto due mesi prima della nascita: nell'equipe anche il dottor Massimi

San Benedetto, operazione alla spina bifida del feto due mesi prima della nascita: nell'equipe anche il dottor Massimi
San Benedetto, operazione alla spina bifida del feto due mesi prima della nascita: nell'equipe anche il dottor Massimi
di Emidio Lattanzi
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Sabato 15 Agosto 2020, 09:05

SAN BENEDETTO - Un sambenedettese nella prima equipe italiana riuscita ad effettuare la riparazione di una spina bifida direttamente nell’utero.

E’ stato il dottor Luca Massimi, 46enne di San Benedetto, il neurochirurgo che, insieme al professor Gianpiero Tamburrini ha eseguito una procedura particolarmente complessa su un feto circa due mesi prima del parto. Un intervento che, nel nostro Paese, ha un solo precedente che però è stato eseguito, a Milano, da un’equipe internazionale. 
 
La metodologia
Al Policlinico Gemelli di Roma, dove Massimi lavora in pianta stabile da 16 anni, da quando cioè ha conseguito con lode la specializzazione in Neurochirurgia, l’intero staff era composto da medici e operatori italiani che hanno portato a termine, in maniera brillante, un intervento che ha consentito al piccolo Tommaso di poter nascere (il parto è avvenuto nei giorni scorsi) senza le problematiche legate al difetto del tubo neurale diagnosticato alla ventesima settimana di gravidanza. «Si tratta – spiega il neurochirurgo sambenedettese – di un intervento di riparazione della spina bifida eseguito con modalità che non si discostano dalla procedura neurochirurgica standard. Solo che lo abbiamo fatto mentre il bimbo era ancora nella pancia della mamma. Il vantaggio sta nel fatto che un intervento di questo tipo consente al bambino di avere il suo midollo protetto già nella vita nell’utero». Un miracolo di bravura se si pensa che la zona da operare sulla schiena di Tommaso era grande appena due centimetri. L’intervento è stato eseguito alla ventiseiesima settimana di gravidanza e nei giorni scorsi, alla settimana numero 35, il bambino è nato con al posto della malformazione riscontrata una minuscola cicatrice, già quasi invisibile, che ha protetto il suo midollo spinale durante la gravidanza e il parto. Una operazione talmente importante da meritarsi la ribalta delle cronache nazionali. L’intervento sul piccolo Tommaso ha fatto il giro di tutti i media italiani con il neurochirurgo sambenedettese tra i principali protagonisti insieme all’anestesista Stefano Catarci e l’ostetrico, il professor Marco De Santis. Massimi ora è tornato nella sua San Benedetto a godersi qualche giorno di meritato riposo, lontano dal caos capitolino. A Roma vive ormai da anni con la moglie Clara («sambenedettese come me» afferma con divertito orgoglio) e la loro figlia. In Riviera, ad attenderlo, ci sono il papà Giuseppe e la mamma, la professoressa Livia Lupidi. 
Il parere
Inevitabile chiedere al dottore un parere “esterno” sulla sanità locale al centro, ormai da tempo, di polemiche e battaglie politiche. «Non voglio entrare nel merito delle polemiche – spiega – quello che vedo è che ora le cose sembrano andare meglio, dal temuto smantellamento del nostro ospedale mi sembra che la situazione stia cambiando, forse anche in seguito all’emergenza Covid. Quello che posso dire è che ho avuto modo di conoscere la sanità Picena dalla parte del paziente e ho trovato ottime professionalità». E parla di grandi eccellenze della medicina anche allargando il discorso al panorama nazionale: «C’è un elevatissimo livello di competenze in Italia – afferma –.

Occorre però superare la visione della sanità come se fosse un’azienda privata. Quell’ottica non va bene a mio avviso e credo che l’esperienza di questa drammatica emergenza sanitaria ce lo abbia fatto capire molto bene».

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