Locali che chiedono il green pass finiscono sulla gogna dei social, il gruppo di 456 persone minaccia quelli che rispettano la legge

Un controllo green pass
Un controllo green pass
di Laura Ripani
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Giovedì 10 Febbraio 2022, 02:00 - Ultimo aggiornamento: 11 Febbraio, 08:26

SAN BENEDETTO - C’è chi gli augura il fallimento, chi giura che si ricorderà di loro una volta passata l’emergenza. Sta di fatto che sul popolare social Facebook c’è un gruppo - che conta 456 persone per l’esattezza - il quale si prende la briga di segnalare e stigmatizzare l’operato di tutti quei commercianti che, come prevede la legge, peraltro, chiedono il green pass ai propri clienti.

I contagi frenano anche nelle scuole, sono 595 i positivi. Boom di vaccinazioni nei 12-15 anni (98,3%), superati pure gli over 80

Sotto la recensione negativa dei no gree pass, tra i quali molti hanno anche l’orgoglio di firmarsi con nome e cognome, finiscono alla gogna ristoranti e negozi di abbigliamento, centri commerciali e singole botteghe. Ovviamente la questione non è passata inosservata anche se, a guardar bene, gli utenti per così dire attivi sono solo una decina. Ma gli esercenti sono decisamente preoccupati perché qualcuno dei più facinorosi passa davvero il limite del sano «scambio di opinioni».


I passi
Tutto sarebbe iniziato una decina di giorni fa quando, in base allo stato di emergenza vigente, il governo ha varato gli ultimi decreti che impongono a tutti il super green pass ade esempio per la consumazione al bar. «Noi raccomandiamo ai nostri associati di rispettare sempre le leggi - si affretta a replicare il presidente della Confcommercio provicniale fausto Calabresi quindi non possiamo fare altrimenti». Gli fa eco il giovane Daniele fabiani, presidente del sindacato pubblici esercizi della medesima associazione di categoria che ha pubblicato anch’egli una ripsosta sui social. «Ho appena letto di un gruppetto Fb - scrive Fabiani - che si è formato con l’unico scopo di boicottare le attività che richiedono il green p ass: sono rimasto basito! Attonito, da tanta stupidità ma soprattutto cattiveria verso chi combatte ogni giorno per sopravvivere economicamente e che ahimè è solo vittima.

Prendersela con le attività è un atto vile e puerile. Molti colleghi (me compreso) odiano dover filtrare i già pochi accessi ma sappiamo tutti che la legge ci obbliga ad essere scrupolosi». Fabiani poi aggiunge al Corriere Adriatico che per ora non c’è alcuna intenzione di procedere per le vie legali anche nei confronti di chi magari esprime qualcosa in più che un’opinione cercando quindi di gettare acqua sul fuoco anche perché l’allentamento delle norme anche per i commercianti è vista come la possibilità di non stare più tra l’incudine della legge e il martello dei clienti «il 90% dei quali - chiude Fabiani - ci chiede comunque di far rispettare le leggi e sono pochi coloro che invece sono meno ligi». Anche perché il momento tutto è meno che favorevole per certe attività che hanno visto in questi mesi scendere vertiginosamente il fatturato: «Se arriva una famiglia e i figli non sono vaccinati - spiega il commerciante - siamo costretti a rifiutare il tavolo e questo non ci fa bene». Dello stesso avviso Peppe Talamonti, presidente dei pubblici esercizi della Confesrecenti delegato da Sandro Assenti a rispondere all’argomento. 


I danni
«Questo virus ha cambiato le nostre abitudini e viviamo di fatto una situazione di coprifuoco, la sera è un mortorio. In una città come San Benedetto ci sono stati in questi 3 mesi almeno 2500 persone in quarantena. Il nostro settore ne ha risentito pesantemente e onestamente con tutti i problemi che abbiamo non possiamo certo stare dietro a chi si ostina a non capire. Noi lanciamo un segnale di legalità sperando che questo essere corretti ci porti come sembra, ad uscire dal tunnel».

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