«Nuoce alla salute dei residenti». La Cassazione boccia la movida, il Comitato di San Benedetto interroga (dopo 30 provvedimenti in 5 anni)

La movida a San Benedetto
La movida a San Benedetto
di Laura Ripani
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Martedì 6 Giugno 2023, 03:30 - Ultimo aggiornamento: 12:47

SAN BENEDETTO - «È nociva per la salute, i Comuni sono tenuti a pagare i danni». Rivoluzionaria la recente sentenza della cassazione riguardo la movida molesta. Un pronunciamento che apre la strada anche ad eventuali ricorsi in una città come San Benedetto che oramai da più di 10 anni deve fare i conti con una situazione che più volte è letteralmente esplosa e che proprio nei giorni scorsi ha portato il sindaco Antonio Spazzafumo ad emanare l’ennesima ordinanza in vista della stagione estiva.


Le motivazioni


La Cassazione, infatti, ha stabilito che i Comuni devono risarcire i cittadini che ritengono di avere subito un danno a causa dei rumori.

Il tribunale di Brescia aveva condannato il Comune a risarcire 50mila euro a due residenti che vivevano in una zona dove anche dopo l’orario di chiusura, gli schiamazzi continuavano a infastidirli. La Corte d’Appello aveva annullato la sentenza e ora la Cassazione ha disposto un appello bis che si attenga al principio secondo il quale l’amministrazione, che non fa rispettare le regole di quiete pubblica, non tutela il privato che lamenti la lesione del diritto alla salute che invece viene costituzionalmente garantito. Esulta ovviamente il Comitato fermiamo Capitan Fracassa di San Benedetto che innanzitutto richiama un’altra fonte legislativa quella di un tribunale spagnolo che nel 2018 sulla bese degli stessi principi condannò il Comune di Valencia.


Le domande


«Negli anni dal 2014 al 2019 - spiega Walter Liberi coordinatore del gruppo -, a San Benedetto ci sono stati ben 30 provvedimenti disciplinari: ordinanze contingibili e urgenti per inquinamento acustico, con l’obbligo per le attività responsabili di mettere a norma gli impianti di diffusione sonora per far cessare il disturbo. Provvedimenti che non risparmiano alcuna zona, sono scaturiti dagli esposti di cittadini disturbati. Ad oggi nonostante che inquinamento acustico è stato quindi accertato e del quale la città è vittima non ci sono segni tangibili di miglioramento». Ecco quindi che Liberi e il suo gruppo vorrebbe si mettesse finalmente mano a un nuovo regolamento acustico «dal momento che - aggiunge - quello esistente risale all’anno 2000 quando non c’erano molte delle attuali attività». La responsabilità, d’altra parte, come tutore della pubblica sanità è del sindaco al quale Liberi e i suoi si appellano sperando che si stia lavorando in tal senso e proponendosi tra gli interlocutori insieme ai rappresentanti degli esercenti e ai cittadini portatori di interessi.


La denuncia


«Dalla pubblicità sui social - aggiunge il coordinatore - si sa che diverse attività con semplice licenza per la somministrazione di alimenti e bevande, e non quella per il pubblico spettacolo: chalet, bar, ristoranti e così via vengono trasformate in discoteche, oppure ospitano serate musicali con cadenza fissa, contribuendo ad aumentare il carico acustico e non soltanto in orario notturno. Vorremmo sapere - chiude Liberi - quali è quanti controlli vengono fatti, soprattutto in questo periodo in cui molte attività stagionali già stanno iniziando a proporre eventi».

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