Ictus da battere, la Cardiologia di San Benedetto guida la classifica della sperimentazione

Lo staff dell’Unità operativa di Cardiologia dell’ospedale Madonna del Soccorso diretto dal dottor Maurizio Parato
Lo staff dell’Unità operativa di Cardiologia dell’ospedale Madonna del Soccorso diretto dal dottor Maurizio Parato
di Laura Ripani
3 Minuti di Lettura
Martedì 16 Febbraio 2021, 14:50

SAN BENEDETTO - Il reparto di Cardiologia dell’ospedale Madonna del Soccorso di San Benedetto al primo posto in Italia per la sperimentazione del farmaco anticoagulante del futuro, che garantirà una protezione totale dall’ictus con un rischio di emorragia molto vicino allo zero. Diretta dal dottor Vito Maurizio Parato, l’Unità operativa si sta caratterizzando sempre più per innovazione e ricerca.


Dottore, qual è l’utilità degli anticoagulanti?
«Sono essenziali in molte patologie come la trombosi delle vene o l’embolia polmonare, ma sono anche il farmaco cardine della fibrillazione atriale, aritmia in cui il cuore batte in maniera irregolare e in cui le camere atriali smettono di contrarsi. Questo causa una sorta di ristagno di sangue nel cuore con formazione di coaguli che possono migrare nel cervello chiudendo le arterie cerebrali e provocando l’ictus cerebrale, causa di morte e di disabilità».


Come sono collegati cuore e cervello?
«Sono direttamente collegati. Nel 2019, nel mondo, ictus e infarto hanno causato 12 milioni di morti con 513 milioni di persone affette. E le patologie cardiovascolari determinano in Italia un costo assistenziale di oltre 18 miliardi di euro l’anno, che rappresenta l’1.3% del nostro Pil. Le malattie cardiovascolari sono state con-cause anche di molte morti per Covid: nel nostro Paese il 75% dei deceduti per la pandemia presentavano una storia di ictus, infarto, scompenso cardiaco e fibrillazione atriale: le cosiddette “patologie pregresse” di cui si parla in caso di Covid si riferiscono per il 75% a malattie cardiovascolari».


Come funzionano allora questi nuovi farmaci che state sperimentando?
«I farmaci anticoagulanti (chiamati anche Nao cioè Nuovi anticoagulanti orali), disponibili da circa 7 anni, hanno cambiato la storia dei malati di fibrillazione atriale riducendo enormemente la percentuale di ictus dal 20 al 5% circa, con enorme riduzione della disabilità e della mortalità cardiovascolare.

Hanno inoltre cambiato la storia dell’embolia polmonare che prima del loro avvento aveva una mortalità del 50%. Ma quelli che sono già in commercio hanno come effetto collaterale anche un tasso di emorragia elevato. Da qui l’idea della comunità cardiologica mondiale di far partire la sperimentazione di un anticoagulante, con rischio emorragia prossimo allo zero».


Chi guida la ricerca?
«Una grande azienda farmaceutica mondiale (la Bayer) ha lanciato la Fase 2 della sperimentazione di questo nuovo farmaco, mirata a cercare la giusta dose e a valutare gli effetti tossici sull’uomo. I centri nel mondo che hanno aderito a questa sperimentazione epocale - chiamata Pacific-Af - sono 28 e il numero totale di arruolamenti previsti è di 750. In Italia sono stati individuati 7 centri (Arezzo, Perugia, Roma, Genova, Brescia, Cortona e San Benedetto).


Voi come vi state muovendo?
«La nostra Cardiologia è prima per arruolamenti. Ciò dimostra il livello scientifico dell’Unità operativa sambenedettese, in grado di competere e tenere testa a centri universitari di fama. Per noi è una grande soddisfazione che – oltre all’erogazione di prestazioni assistenziali in regime di ricovero e non – si riesca a contribuire a sperimentazioni che scrivono una pagina importante della Cardiologia mondiale. Ringrazio di questo il mio staff, medici e infermieri».

© RIPRODUZIONE RISERVATA