SAN BENEDETTO - Si trovavano nei pressi dell’autostrada, lungo la via che porta dal cimitero alla torre dell’acqua, sopra la Villa Macini. Erano gli operai che stavano preparando la zona per una battuta di caccia al cinghiale.
Come è noto, infatti, anche il territorio vicino al mare è infestato da questa specie che negli ultimi tempi sta creando non pochi problemi agli automobilisti tra Grottammare e Ripatransone ma anche ai maiali allevati nelle campagne perché sono portatori di una malattia pericolosa: la peste suina che non si trasmette agli esseri umani infettandoli ma costringe all’abbattimento dei loro “cugini” stanziali.
«Funziona così - dice Enrico Piergallini il sindaco di Grottammare che oramai ha una vasta esperienza in materia - : prima si fanno intervenire queste persone che provvedono a scovare dove possano essere nascosti gli animali. Poi bisogna aspettare che piova. In questo modo si possono individuare la orme e risalire appunto alle tane». Tutto quindi è pronto per una vera e propria battuta che comunque va organizzata molto bene anche perché si tratta di intervenire in zone densamente urbanizzate. Già lo scorso gennaio si era svolto un incontro al vertice in questura dove erano stati convocati tutti i soggetti che potrebbero prendere parte al servizio: di Comune e Provincia, i rappresentanti dei carabinieri forestali e della e stazione dei carabinieri, dei comandi di polizia locale e provinciale, del servizio veterinario dell’Area Vasta 5 e dell’Ambito territoriale di caccia con l’approvazione della Lega italiana difesa animali e ambiente (Leidaa).
In quell’occasione si era stabilito che i cinghiali sarebbero stati catturati utilizzando le gabbie ma la sensazione è che il fenomeno si sia talmente allargato che non sarà più possibile solo affidarsi a questo metodo e che per la legittima difesa delle forze dell’ordine impegnate e dei cani che serviranno saranno necessarie anche le armi.
A Grottammare il sindaco ha già firmato l’ordinanza e nei prossimi giorni partirà il servizio, cominciando dalla zona nord della città, specialmente quella al confine con Cupra Marittima. «Ho dovuto - termina Piergallini - colmare una lacuna delle Marche. Nelle altre regioni, infatti, è autorizzato l’utilizzo delle armi nelle zone urbane mentre da noi questo permesso non c’è. Quindi l’ho dovuto fare io».