Arriva lo scudo contro le bombe d'acqua. La Ciip ha completato il nuovo impianto di raccolta

Un pontino allagato dopo l'acquazzone
Un pontino allagato dopo l'acquazzone
di Marco Braccetti
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Sabato 10 Settembre 2022, 05:05

SAN BENEDETTO - Un centro urbano sempre più libero dagli allagamenti. Con un’apposita lettera, la Ciip ha comunicato formalmente all’amministrazione comunale il termine dei lavori per un nuovo impianto di raccolta delle acque piovane. L’opera in questione va a servizio della zona centrale, compresa tra la Statale 16 e le vie Manzoni, Roma, Calatafimi, La Spezia e Sanzio.

Questi sottoservizi irrobustiscono ulteriormente una rete che, da qualche anno, migliora sensibilmente la situazione all’interno del quartiere Marina Centro. Nell’ultima parte dell’amministrazione Gaspari, venne realizzato (con fatica, ritardi e problemi tecnici) un maxi-impianto ideato per effettuare lo sversamento al porto le acque piovane di piazza San Giovanni Battista e zone limitrofe. Comune, Ciip e Cgm Srl - ditta lucana vincitrice dell’appalto - firmarono il verbale di consegna dei lavori il 19 gennaio 2012. Secondo i piani iniziali, tutto doveva concludersi entro un anno, ma il cantiere accumulò un ritardo mostruoso. Ora molti residenti sottolineano che, da quando quella condotta è entrata a regime, si sono ridotte sensibilmente le giornate di “acqua alta”. 

«Effettivamente è così - conferma Mery Micucci: attuale membro ed ex presidente del Comitato di quartiere, memoria storica del centro -. Ma servirebbe un altro sforzo per mantenere in piena efficienza tutto il sistema di raccolta delle acque». A cosa si riferisce? Presto detto: alla manutenzione di tombini e chiusini. «Non dico che non viene fatta, ma dovrebbe essere molto più capillare. A volte, capita pure che gli operai vadano là dove non serve e restano occlusi dei tombini in punti molto importanti». L’ex presidente cita l’esempio dell’ultimo acquazzone, avvenuto questo giovedì: «Abbiamo avuto dei ristagni d’acqua all’incrocio tra via San Martino e via Pizzi. I tombini non tiravano adeguatamente, segno che c’è qualcosa che non va». 

Dunque chi vive o lavora nel cuore urbano chiede a Comune e Ciip un maggior impegno su questo fronte. Intanto, è rimasto solo nel mondo delle promesse quel Piano straordinario di disostruzione e lavatura dei tombini, più volte annunciato dalla precedente amministrazione. Obiettivo del Piano: contribuire ad abbassare nettamente il rischio di allagamenti, visto e considerato che caditoie e chiusini rappresentano la prima linea di difesa in caso di pioggia. Una linea che, però, fa bene il suo dovere soltanto se mantenuta in piena efficienza. Per questo, dal Comune avevano pensato di predisporre due profonde pulizie l’anno di ogni singolo tombino presente sul territorio sambenedettese. Un totale 9mila pezzi, stando ai dati in possesso del municipio. Dunque in tutto ben 18mila interventi spalmati nell’arco di dodici mesi. Non una cosa da poco, infatti la previsione di spesa s’aggira sui 400mila euro. Una spesa che, a conti fatti, la città di San Benedetto non si è potuta permettere.
 

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