SAN BENEDETTO - Un casco refrigerato per limitare la caduta dei capelli delle donne in chemioterapia. E’ un dispositivo presentato ieri mattina dai vertici dell’Area Vasta che si chiama Paxman Scalp Cooling, un sistema di raffreddamento del cuoio capelluto teso a prevenire il trauma visibile dell’alopecia spesso conseguente alla chemioterapia e acquisito grazie alla contribuzione volontaria di vari donatori su iniziativa dell’associazione Bianco Airone, che si occupa delle esigenze dei pazienti oncologici e dei loro familiari.
Farmaci efficaci ma invasivi
«La chemioterapia - spiega il direttore dell’Area Vasta Massimo Esposito - agisce bersagliando tutte le cellule a divisione rapida. I farmaci chemioterapici sono considerati efficaci nella terapia oncologica proprio perché fanno leva sulla loro capacità di dividere rapidamente le cellule maligne. Il principio fondamentale della chemioterapia è quello di danneggiare il processo mitotico e metabolico delle cellule oncogene. Tuttavia questi farmaci aggrediscono anche le cellule sane del follicolo pilifero provocando la totale o parziale atrofia della radice del capello causando un indebolimento o la frattura del bulbo pilifero».
La soluzione
Il dispositivo presentato oggi, lo Scalp Cooler, consente a circa il 70 per cento delle pazienti sottoposte a chemioterapia di presentare un’alopecia di grado lieve o nullo grazie ad un sistema che sfrutta la restrizione dei casi sanguigni che giungono al capello.
Il Gruppo Gabrielli
A partecipare alla spesa, con un contributo, è stata la F.C. Holding del Gruppo Gabrielli. «Siamo orgogliosi - ha spiegato Cesira Gabrielli, presidentessa della holding - di poter sostenere l’Area Vasta e specialmente l’Unità Operativa di Oncologia perché, come noto, nei trattamenti chemioterapici la caduta dei capelli è un effetto che, per quanto collaterale, ha molti risvolti psicologici»