SAN BENEDETTO - Avrà carta bianca l’archistar Guido Canali chiamato a firmare il progetto del nuovo Ballarin. La maggioranza nelle prossime settimane cercherà di arrivare a una sintesi sulle linee guida ma l’ultima parola sarà del professionista di fama mondiale che a breve effettuerà un sopralluogo a San Benedetto nel corso del quale gli sarà consegnata tutta la documentazione storica dell’ex stadio.
L’architetto parmense Canali è stato contattato nei giorni scorsi dal consigliere, nonché anche lui architetto Gino Micozzi. Fin da subito Canali si è detto entusiasta di potersi occupare di questa riqualificazione, in passato ha già lavorato nelle Marche sia a Pesaro che a Montegranaro. In quest’ultimo Comune ha realizzato i padiglioni per Prada. Quindi per l’archistar si tratterebbe di un ritorno in un territorio già noto. Ma quale sarà la base progettuale da cui partirà? L’intenzione della maggioranza è quella di consegnare carta bianca visto il tenore e il livello del professionista, di conseguenza non ci si potrà presentare né con una bozza, né tantomeno con un elaborato come quello del Comitato Ballarin di Marcozzi. Ci si limiterà a dare delle idee e delle linee guida. Proprio per formulare tali direttive che la coalizione di Spazzafumo nelle prossime settimane si incontrerà regolarmente per mettere insieme le idee da portare sul tavolo di Canali.
Fondi che inizialmente erano stati ripartiti: 900mila euro per lo studio di fattibilità con recupero della curva sud oltre ai 450mila euro della Fondazione, 100.000 euro per il giardino della memoria e altri 700.000 euro per la curva nord con servizi per il quartiere, 150.000 euro per il parcheggio nord e altri 150.000 euro per la revisione della viabilità. Cifre che ora andranno riviste anche sulla base del progetto che andrà a stilare Canali e che porterà il Ballarin agli onori delle cronache nazionali proprio per la firma che riporterà la sua riqualificazione. Questa volta gli amministratori terrano le dita incrociate nella speranza di non replicare il fallimento dell’incarico che venne assegnato all’archistar svizzero Bernard Tschumi sempre per il Ballarin ma che non portò ad alcun restyling.
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