SAN BENEDETTO -Tutti lo cercano, soprattutto i turisti, nessuno lo fa. È il mitico brodetto alla sambenedettese, delizia per il palato, piatto della tradizione e della cultura marinara che oramai solo le mamme, a casa, vengono obbligate a cucinare. E così Carlo ed Erminio Giudici, del ristorante Soriano, ai fornelli ci hanno messo appunto mamma Francesca Straccia - un passato da vincitrice di gare locali e regionali di brodetto - a offrire ogni venerdì, intanto per tutta l’estate, insieme alle altre leccornie, una versione per niente edulcorata della pietanza: chi la vuole se la pappa con le spine, i pesci poveri, l’aceto forte, pomodori e peperoni. Accompagnato anche da un gran vino locale, il rosè De Angelis.
E visto che la cuoca è anche una parente, Gino Troli, dell’Amat - ma in questo caso in qualità di neo presidente del Circolo dei sambendettesi - ha colto al volo l’idea dandogli sistematicità e proponendo di realizzare un circuito dei locali di qualità e della tradizione. «Il Soriano merita - dice Troli - perché fa cose un po’ spericolate offrendo questa risposta a una domande che c’è. È dunque necessario creare un marchio di qualità per chi intende offrire i prodotti della tradizione: si sostiene che la gente non mangi pesce con le spine ma se non si crea la motivazione non imparerà mai. Non c’è infatti solo il brodetto che va assolutamente valorizzato e soprattutto trovato ma anche il rospo in potacchio e tanti altri piatti: da presidente del Circolo dei sambenedettesi ritengo fondamentale non solo conservare il dialetto ma anche le nostre tradizioni enogastronomiche per mantenere identità e immagine adeguata alla nostra città».
Troli nel tracciare la storia del piatto tipico mette anche in evidenza l’importanza che ha rivestito nella storia della marineria e l’importanza dell’utilizzo di certi pesci piuttosto che altri.