Boom di chiusure, l'anno nero del commercio. Le vetrine calano le serrande mentre l'e-commerce fa l'exploit

Chiudono i negozi ma vola l'e-commerce
Chiudono i negozi ma vola l'e-commerce
2 Minuti di Lettura
Mercoledì 14 Aprile 2021, 06:15

SAN BENEDETTO - Quasi il 30% di bar e ristoranti di San Benedetto ha chiuso i battenti nel corso del 2020. È il dato più significativo che emerge dal report illustrato ieri dal responsabile dell’ufficio commercio Claudio Salvi su input dell’assessore alle attività produttive Filippo Olivieri. Una percentuale che fornisce da sola tutto il dramma che si sta vivendo a causa dell’emergenza pandemica anche se qualche spiraglio di luce sembra intravvedersi.

 

Soprattutto per quanto riguarda le nuove forme di attività commerciale, in particolar modo l’e-commerce, sul quale in molti si sono buttati convertendo le proprie aziende o aprendone di nuovo. Ma veniamo ai numeri illustrati ieri. Sono state 311 le richieste di aperture di attività a San Benedetto del Tronto, a fronte di 171 cessazioni. Un saldo positivo (+140) che fa ben sperare il settore delle attività produttive del Comune. «È un quadro incoraggiante rispetto alle altre realtà, il trend è positivo nonostante la fase pandemica cominciata oltre un anno fa - ha spiegato il sindaco Piunti -. Possiamo dire che a San Benedetto c’è una potenzialità rappresentata dalle imprese familiari che sono un modello per tutta Italia».

Al 31 dicembre scorso, le imprese attive sul territorio erano oltre 5.500, con una prevalenza di realtà dedicate al commercio all’ingrosso e al dettaglio e alla riparazione di autoveicoli e motocicli (29% del totale). Da segnalare anche i servizi di alloggio e ristorazione (11,7) e di costruzioni (10,6%). I dati, come detto, sono stati illustrati dal direttore dell’ufficio Commercio, Claudio Salvi, che ha sottolineato come ad essere toccato sia stato prevalentemente il commercio in sede fissa con 87 aperture e 85 chiusure. Sofferenti pure i servizi alla persona (20 inaugurazioni, 15 cessazioni): se gli estetisti aumentano in quanto rappresentati soprattutto da un target giovanile, faticano e chiudono gli acconciatori che fanno prevalentemente riferimento ad imprese che sono sorte negli anni Ottanta e negli anni Novanta. 
Buoni numeri, e non poteva essere altrimenti, arriva dalla nuove forme di commercio. Si è infatti registrato un boom delle attività dedicate alle forme speciali di vendita (fra cui l’e-commerce) con un +38 di differenza tra le aperture e le chiusure. Inevitabile la prevalenza del segno meno se si effettua un paragone col 2019, ultima stagione di normalità. In tal senso si registra un calo spaventoso del 28% sul fronte delle attività destinate alla somministrazione di bevande e alimenti. Ed ancora, -16% per quel che concerne i servizi alla persona, -5% per le strutture ricettive e -9% per il commercio a sede fissa.

In compenso, da evidenziare il comprensibile boom (+28%) delle attività dedicate alle forme speciali di vendita (e-commerce). «Un ringraziamento va agli operatori che sono riusciti a riformulare le loro aziende - ha concluso ’assessore alle attività produttive Filippo Olivieri. “Delle nuove imprese sono cresciute in questo anno. Per giugno avremo pronto un piano sulle agevolazioni per l’intrattenimento del settore commerciale».
Emidio Lattanzi

© RIPRODUZIONE RISERVATA