San Benedetto, assolto Seminara. Non colpevole per l'omicidio di Sarchiè. Jennifer: «Non credo più nella giustizia»

San Benedetto, assolto Seminara. Non colpevole per l'omicidio di Sarchiè. Jennifer: «Non credo più nella giustizia»
San Benedetto, assolto Seminara. Non colpevole per l'omicidio di Sarchiè. Jennifer: «Non credo più nella giustizia»
di Stefania Serino
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Martedì 21 Febbraio 2023, 03:45 - Ultimo aggiornamento: 19:26

SAN BENEDETTO - Assolto in Appello perché il fatto non sussiste. Per la Corte d’Appello di Ancona non c’è stato favoreggiamento né ricettazione, quindi neanche riciclaggio, da parte di Santo Seminara nell’omicidio di Pietro Sarchiè, il commerciante ambulante di pesce sambenedettese ucciso a Sellano di Pioraco, nel Maceratese, il 18 giugno 2014. Il 49enne catanese è stato ritenuto dai giudici non colpevole. Mentre i siciliani Giuseppe Farina e suo figlio Salvatore, in un altro processo, sono stati condannati in via definitiva all’ergastolo e a venti anni di reclusione per aver pianificato e commesso il delitto. Il verdetto di ieri è stato emesso intorno alle 17.30 dopo almeno tre ore di camera di consiglio. Bisognerà attendere il deposito delle motivazioni della sentenza che saranno depositate entro novanta giorni.

 

 

La famiglia Sarchiè, difesa dagli avvocati Nicodemo Gentile e Alessia Modesti, si è costituita parte civile. Dura la reazione dopo la pronuncia del verdetto «Noi a questo punto alziamo le mani, c’è solo da piangere - dichiara Jennifer Sarchiè, figlia di Pietro - nella giustizia non ci credo più.

La condanna di primo grado per noi già era lieve, adesso addirittura è arrivata l’assoluzione». Nel corso dell’udienza che si è aperta ieri mattina alle 11.30 circa, sono state ripercorse tutte le tappe dell’omicidio: dall’agguato allo smontaggio del camion di Pietro e ci si è soffermati sui rapporti tra Seminara e i Farina. «Loro si conoscevano - afferma Ave, vedova di Pietro - il camion dei Farina non era affatto uguale a quello di mio marito che aveva le celle frigorifere ed era grande il doppio rispetto a quello dei Farina».

A piede libero
 

Seminara ha atteso la sentenza a piede libero. «Per il nostro assistito una gogna mediatica - dice l’avvocato Manuela Catani - nel giudizio di secondo grado è emerso che l’elemento oggettivo del reato di favoreggiamento non ci fosse. Seminara ha concesso la disponibilità del capannone ma non aveva il sospetto che si stesse commettendo qualcosa di illecito». 

Il Tribunale di Macerata aveva invece inflitto nei confronti dell’uomo una condanna di 3 anni e 6 mesi per favoreggiamento e ricettazione. Per la procura il 49enne catanese aveva fiancheggiato gli assassini per consentire lo smontaggio del furgone di Pietro il cui cadavere è stato vilipeso e parzialmente bruciato prima di essere seppellito sotto un cumulo di macerie. Sempre per l’accusa Seminara aveva consentito la manipolazione del furgone tanto da renderlo non identificabile, da qui l’ipotesi di riciclaggio. In appello gli avvocati Manuela Catani e Nicola Pandolfi hanno sostenuto che il loro assistito non poteva sapere che quello fosse il furgone di Pietro, né che il pesce mangiato fosse di Sarchiè. Resta a questo punto, dopo le motivazioni della sentenza l’ipotesi il ricorso in Corte di Cassazione.

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