San Benedetto, allarme delle lampare:
«Tonni troppo voraci, penuria di alici»

San Benedetto, allarme delle lampare: «Tonni troppo voraci, penuria di alici»
di Emidio Lattanzi
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Giovedì 17 Ottobre 2019, 10:11 - Ultimo aggiornamento: 12:28

SAN BENEDETTO - «Ce la stiamo mettendo tutta, abbiamo anche creato un nostro marchio, ma di fronte a queste cose non possiamo che chiedere aiuto alle istituzioni».

Controlli a tutto campo: sequestrati oltre 250 chili di prodotti ittici

Vincenzo Crescenzi, della Op Abruzzo Pesca, operatore del porto sambenedettese, spiega i motivi della richiesta di apertura dello stato di crisi del settore del pesce azzurro. Gli operatori delle lampare, barche specializzate nella caccia ad alici e sgombri e decimate nel corso degli anni da una crisi che sembra non conoscere confini, denunciano infatti ufficialmente tutte le enormi difficoltà legate alla proliferazione dei tonni in Adriatico. Il divieto di pesca dei tonni, o meglio la sua drastica limitazione imposta dalla legge, fa sì che quella particolare specie ittica prolifichi facendo strage di pesce azzurro e creando danni seri agli operatori e alle loro attrezzature. «Il risultato è che nelle nostre reti finisce sempre meno pesce. Accade un po’ come con i cinghiali nell’agricoltura, l’eccessiva tutela fa si che una specie prolifichi a discapito delle altre e a rimetterci sono gli operatori». 
 
Così gli operatori delle lampare hanno inviato una dettagliata lettera alla Regione nel quale vengono spiegati nei dettagli i motivi per i quali si rende necessaria l’apertura dello stato di crisi e si chiede di intercedere verso il ministero dell’Agricoltura per rivedere la situazione. «Non vogliamo piangerci addosso perché siamo abituati a corciarci le maniche e a lavorare contro ogni difficoltà - spiegano dall’associazione - ma contro questo genere di situazioni è impossibile poter trovare da soli delle soluzioni». Di questa situazione, tra le altre cose, se ne parlerà nel corso di un convegno che si terrà venerdì a Pescara. «Il sistema di pesca dei piccoli pelagici - si legge nella lettera -, risorsa fondamentale della pesca abruzzese, con orgoglio e senza ombra di smentite, ad oggi si è sostenuta da solo, perché non siamo e non vogliamo essere visti come chi, attraverso le richieste economiche, svilisce il proprio lavoro. Occorre pensare ad un piano di sostegno socio-economico per l’intero comparto, affinché non vi siano ulteriori riduzioni di flotta, con conseguente ricadute in termini di occupati nel settore». 
La riduzione delle barche 
È di mattanza delle lampare che parlano gli operatori del porto di San Benedetto. In effetti, a guardare i numeri, quello che balza all’occhio è un incredibile decremento delle imbarcazioni che praticano la pesca con l’ausilio dell’illuminazione artificiale avvenuto nel giro di pochi anni. Dal 2012 ad oggi si è passati da ventiquattro imbarcazioni a due. Che ad una media di tredici o quattordici membri dell’equipaggio, in media, per ogni imbarcazione, fanno un totale di trecento addetti, tra marinai e macchinisti, rimasti a piedi nel giro di questi pochi anni. Solo al porto di San Benedetto. 
Il marchio 
Proprio al fine di lanciare il pesce azzurro e di tentare di fronteggiare lo strapotere commerciale delle importazioni di pesce proveniente da altri lidi, la Op ha creato un vero e proprio marchio “Principe Azzurro dell’Adriatico” che di fatto certifica la qualità e la provenienza del pesce azzurro.

Un incentivo in più per aumentare la richiesta da parte degli acquirenti.

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