Affittava le case ai turisti ma era sconosciuto a Fisco e Comune: ecco come aveva organizzato l'attività

Il lungomare
Il lungomare
di Emidio Lattanzi
2 Minuti di Lettura
Domenica 6 Febbraio 2022, 07:45 - Ultimo aggiornamento: 7 Febbraio, 18:42

SAN BENEDETTO - Affittavano appartamenti ai turisti ma nessuno conosceva la loro attività. E’ la situazione scoperta dalla Guardia di Finanza a San Benedetto. I militari hanno infatti accertato la presenza di un’attività di affittacamere turistico all’interno di appartamenti che risultavano invece semplicemente come abitazioni. In buona sostanza, stando a quanto riportato nel verbale delle Fiamme Gialle, il proprietario aveva omesso di comunicare quel tipo di attività al Comune attraverso lo sportello unico delle attività produttive e non poteva di conseguenza effettuare l’attività di affittacamere di tipo turistico in considerazione delle leggi in materia. 


In seguito all’accertamento effettuato dalle fiamme gialle è arrivato così anche il provvedimento con il quale il dirigente comunale Pietro D’Angeli ha di fatto ordinato l’immediata cessazione di quel tipo di attività. Non si tratta del primo caso del genere in Riviera. Così come accade in tutti i posti turistici capita spesso che qualcuno provi a bypassare le regole e a cercare di mettere in piedi un’attività ricettiva cercando di eludere i passaggi necessari affinché la situazione sia regolare.

Ma non si tratta dell’unica ordinanza emessa negli ultimi giorni dagli uffici che si occupano di matteria commerciale.

Nei giorni precedenti infatti il sindaco Antonio Spazzafumo aveva firmato un’altra ordinanza con la quale ha imposto l’immediata cessazione di attività ad un autolavaggio di Porto d’Ascoli in seguito ad un sopralluogo della Ciip e della polizia locale e dell’Asur per verificare la situazione igienico sanitaria.  «Si è rilevato che i residenti degli appartamenti sovrastanti e degli edifici limitrofi all’autolavaggio, nonché chiunque frequenti la sua area di pertinenza esterna risultano direttamente esposti a imbrattamento molesto per diffusione di nebulizzazione acquosa mediante aerosol maleodorante e residui di sporco delle auto unitamente ai prodotti detergenti utilizzati».

Ma stando alla relazione si è verificata anche la diffusione di «contaminanti fisici, chimici e biologici come residui di sporco, legionella e altri batteri e virus veicolati dalle particelle di acqua atomizzata sospesa in atmosfera derivanti dall’utilizzo delle lance ad alta pressione» oltre all’incremento dei gas di scarico «notoriamente tossici». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA