San Benedetto, la Città ha celebrato il 25 Aprile
Cerimonia solenne in largo Onorati

Le autorità schierate durante la cerimonia del 25 Aprile
Le autorità schierate durante la cerimonia del 25 Aprile
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Sabato 25 Aprile 2015, 16:54 - Ultimo aggiornamento: 18:15

SAN BENEDETTO - A distanza di 70 anni dalla Liberazione dell'Italia dal nazifascismo, la Città di San Benedetto ha celebrato la ricorrenza con una partecipata cerimonia istituzionale.

Oltre a tanti cittadini, alla cerimonia hanno preso parte autorità civili e militari cittadine, provinciali e regionali e dei Comuni del comprensorio (Ripatransone, Monteprandone, Grottammare, Cupra Marittima, Acquaviva e Monsampolo), le associazioni degli ex combattenti e d'arma e l'Associazione nazionale partigiani d'Italia. Dopo l'esecuzione dell'inno d'Italia eseguito dal corpo bandistico "Città di San Benedetto” e il saluto del sindaco, c'è stata la testimonianza di Pietro Perini, vicepresidente dell'Anpi Provinciale, che la Resistenza l'ha vissuta sin da piccolo nelle vicende di casa, essendo figlio di Spartaco, comandante partigiano protagonista della lotta di resistenza nel Piceno. Perini, ripercorrendo le tappe storiche della Resistenza nel Piceno, ha affermato che "il 25 aprile è il compleanno della democrazia e della libertà ottenuta grazie a uomini e donne coraggiosi". Ricordati i tanti civili vittime dei bombardamenti e le figure del Maresciallo Luciano Nardone, Isaia Ceci, Guido Sgattoni, Giovanni Nebbia, i fratelli Cesare, Antonio e Luciano Gabrielli, Elio Fileni con i fratelli Neutro e Salvatore Spinozzi, Mario Mazzocchi e Jack Rayner della Banda Paolini, figure che hanno resa libera San Benedetto e i sambenedettesi.

A seguire, Francesco Maria Anzivino ha raccontato dei giorni della guerra e della liberazione tratteggiando la figura di Ugo Pirro protagonista di quel periodo, un giovane intellettuale poi divenuto un personaggio di spicco della cultura italiana del dopoguerra ma che non ha mai reciso il rapporto con San Benedetto.

Poi c'è stata una testimonianza di Ian de Souza. Suo padre Ken, era navigatore dell'aviazione inglese. Nel 1943, il suo aereo fu colpito mentre sorvolava la Libia pullulante di italiani e tedeschi.

Fu fatto prigioniero dagli italiani e portato nel campo prigionieri di Monte Urano. Riuscì a rifugiarsi in un'abitazione del luogo e, più tardi, ad arrivare a Porto San Giorgio dove fu tratto in salvo. A tradurre le sue parole, il suo commosso ricordo della vicenda paterna, c'era la prof.ssa Annelise Nebbia, figlia del comandante Giovanni, che ha tradotto e pubblicato il libro di de Souza col titolo di "Fuga dalle Marche".

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