ASCOLI - Un penitenziario con una capienza tollerata per 200 detenuti (carabinieri, poliziotti, finanzieri, soldati dell'Esercito accusati di vari reati) che ne ospita meno della metà controllati però da oltre 250 militari chiamati a vigilare (alcuni in ferma temporanea di un anno) come gli agenti penitenziari delle carceri ordinarie. Nel «comodo» carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, da qualche giorno - sulla base di un decreto legislativo del 2010 che impone il trasferimento in questa struttura dei militari condannati di esercito, marina e aeronautica - è recluso anche Salvatore Parolisi, l’ex caporalmaggiore in cella per l’omicidio di sua moglie Melania Rea.
Condannato nel maggio scorso a 20 anni di reclusione dalla Corte d'Assise d'appello di Perugia, è stato trasferito nei giorni scorsi dalla casa circondariale di Teramo, dove era detenuto nella sezione «incolumi», al carcere militare sammaritano dopo aver presentato una richiesta (accolta dopo una istruttoria) al Dipartimento per l'Amministrazione Penitenziaria.
A controllarlo, ora, non ci sono agenti della Polpen ma militari di leva suoi ex colleghi. Un carcere dove non si sono mai registrate evasioni, dove i reclusi pranzano alla stessa mensa di chi li deve controllare con ampia scelta di pietanze. Un reinserimento fatto anche di partite di calcio nel campo regolamentare dotato di tribuna e uno da calcetto sui quali giocano agenti e detenuti; un'area verde con giochi e altro per figli e familiari dei detenuti; sale colloqui e celle dignitose e c'è finanche lo scotch alle porte in ferro per evitare quel rumore fastidioso da sbarre. E poi corsi di pittura, pet therapy, scuola di cucina, cinema, teatro, palestra.