«Sono rimasto sorpreso e ho stentato a credere a coloro che dopo aver letto il nome di mia madre nell’elenco delle vittime, mi hanno telefonato per avvertirmi - dice il primo cittadino -. Ancora oggi, nessuno di noi della famiglia ha ricevuto informazioni ufficiali da parte della magistratura, così come credo sia accaduto anche per i parenti delle altre persone deceduto. Suppongo che la riservatezza sia dettata dalle esigenza di indagine, ma fino ad ora, le uniche notizie in tal senso le ho apprese dagli organi di informazione».
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Quando lunedì scorso con l’arresto dell’infermiere si accesero i riflettori sulla Rsa di Offida, fu lo stesso Massa a ribadire le qualità del servizio fornito da quella struttura e a ricordare che anche sua mamma era stata ospite in quella casa di riposo. «Quanto detto in quelle ore lo confermo e ne sono ancora convinto, anche dopo aver saputo che gli inquirenti indagano sulla cause della morte di mia madre - tiene a precisare il sindaco -. E non intendo in alcun modo commentare la vicenda che mi riguarda, almeno fino a quando non riceverò comunicazioni da parte della Procura».
Una diffidenza che era giustificata anche dal comportamento che l’infermiere aveva durante i turni di lavoro, stando a quanto si evince dalle testimonianze del personale sanitario in servizio presso la struttura sanitaria e che è stato ascoltato dagli uomini del nucleo investigativo dei carabinieri di Ascoli comandati dal maggiore Nicola Gismondi.
Alcuni colleghi hanno riferito che il cinquantasettenne che da lunedì scorso è rinchiuso nel carcere di Marino del Tronto, quando era in servizio, non amava le interferenze da parte di altri infermieri nei suoi rapporti con i pazienti. Ma, soprattutto, gradiva ancor di meno - secondo l’accusa - la presenza del personale in turno con lui mentre somministrava i farmaci agli ospiti della residenza per anziani.
La diffidenza dei colleghi è emersa anche dal tenore di alcune intercettazioni nelle quali il personale infermieristico e gli operatori socio sanitari, parlando tra loro, evidenziavano tutti loro dubbi tanto da temere che l’eventuale presenza di telecamere nascoste avrebbero potuto far emergere il suo modo di agire.
Luigi Miozzi
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