Massimo racconta l’inferno dell'attentato di Istanbul: «Sono vivo per una questione di metri»

Massimo racconta l’inferno dell'attentato di Istanbul: «Sono vivo per una questione di metri»
Massimo racconta l’inferno dell'attentato di Istanbul: «Sono vivo per una questione di metri»
di Nicola Savini
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Martedì 15 Novembre 2022, 02:50 - Ultimo aggiornamento: 15:36

OFFIDA - «Sto bene ma ho avuto tantissima paura e mi reputo fortunato». Massimo D’Angelo, offidano di 30 anni, figlio dell’ex sindaco del paese, Lucio, ha vissuto, da vicino, l’atto terroristico di domenica scorsa a Istanbul dove si trova per motivi di studio. Massimo, infatti, è ricercatore (PhD Student, Diplomacy and International Governance Loughborougt) per l’University London, Here East. Nella strage sono morte sei persone con il ferimento di altre decine di passanti. Degli 81 feriti 50 sono stati dimessi, mentre 31 si trovano ancora in ospedale. Molti sono in gravissime condizioni di salute. E ieri c’è stata una raffica di arresti da parte della polizia turca. 

 

«Sono arrivato a Istanbul il 1° novembre dove dovrò rimanere fino alla fine dell’anno per un progetto europeo volto ad una ricerca del mio dottorato che svolgo a Londra in relazioni internazionali» racconta D’Angelo. «Mentre passeggiavo con altri due colleghi dottorandi, abbiamo sentito un terribile e spaventoso boato provenire da una distanza di circa 300 metri sulla via principale che avevamo appena attraversato.

Dopo pochissimi istanti abbiamo sentito un forte odore di bruciato e visto la folla presa dal panico che scappava verso di noi. Abbiamo percepito subito la gravità della situazione e abbiamo iniziato a correre, cercando di allontanarci il più possibile dalla via principale, la Istìklal imboccando stradine laterali». Una corsa disperata di circa due chilometri.

«Fortunatamente è esploso un solo ordigno a poca distanza da dove eravamo noi - prosegue il ricercatore offidano - Fortemente spaventati, siamo quindi riusciti a raggiungere la zona del porto, un posto più aperto, per poi tornare raggiungere l’altra sponda e tornare a casa. Subito dopo, infatti, sono state chiuse le metropolitana e la strada principale al traffico, mentre gli elicotteri volavano a bassa quota sopra tutta la città. Ripensando a quanto successo – prosegue Massimo - vengono i brividi perché quell’esplosione sarebbe stata fatale anche per noi se ci fossimo trovati pochi metri più vicino. Purtroppo non è la prima volta che a Istanbul avvengono episodi simili e anche più gravi. Via Istìklal viene presa spesso di mira dai terroristi poiché è la via sempre piena di persone, colma di vetrine, bar, ristoranti. Un luogo paragonabile alle vie più affollate delle grandi città italiane come quelle di Roma o via Montenapoleone a Milano. Insomma, un luogo in cui i terroristi sanno bene di poter uccidere passanti e turisti».

Immaginabile lo stato d’angoscia dei genitori di Massimo nell’apprendere la notizia dell’attentato in Turchia dai mass media. «Dopo tanta paura, ho pensato subito ad informare i miei genitori a Offida e di rassicurarli sul mio stato» svela Massimo. Serenità, ora, per i genitori e tanta vicinanza da parte degli offidani. «Per fortuna Max ha potuto raccontare quello che è successo - dice con sollievo il padre Lucio D’Angelo, già sindaco di Offida - . Ma si resta impietriti al pensiero delle persone morte mentre, come mio figlio, stavano passeggiando in quella incredibile strada dove alcuni anni fa andai anche io. Il terrorismo è un mostro. E nulla lo può giustificare».
 

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