Le otto morti sospette nelle Rsa di Offida, il Pm chiede l’ergastolo per l’infermiere: «Ecco quale è la prova schiacciante»

Le otto morti sospette nelle Rsa di Offida, il Pm chiede l’ergastolo per l’infermiere: «Ecco quale è la prova schiacciante»
Le otto morti sospette nelle Rsa di Offida, il Pm chiede l’ergastolo per l’infermiere: «Ecco quale è la prova schiacciante»
di Luigi Miozzi
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Giovedì 28 Aprile 2022, 04:30 - Ultimo aggiornamento: 29 Aprile, 09:06

ASCOLI - «Ergastolo per Leopoldo Wick per ciascuno dei dodici casi contestati». È questa la richiesta di condanna del Pm Umberto Monti ai giudici della corte d’assise di Macerata al termine della sua requisitoria durata oltre quattro ore nell’ambito del processo sulle morti sospette nella Rsa di Offida. Per la pubblica accusa, infatti, non ci sono dubbi sulle responsabilità dell’infermiere accusato di aver ucciso otto ospiti della struttura e del tentato omicidio di altre quattro anziani. Certezze che derivano da alcuni aspetti ritenuti decisivi e che sarebbero emersi nel corso dell’attività di indagine. 

 
I decessi
Tra questi, il maggior numero di decessi rilevati nella rsa di Offida rispetto a quello riscontrati nelle altre strutture del Piceno che, secondo l’accusa, dimostrerebbe la presenza all’interno della casa di riposo di qualcuno con la deliberata volontà di uccidere o di tentare di uccidere gli anziani. E qualcuno non può che essere Leopoldo Wick. Nel suo lungo e articolato j’accuse, il pubblico ministero si è rivolto soprattutto ai giudici popolari evidenziando il fatto di essere di fronte ad un processo indiziario in cui è necessario mettere insieme tutte le tessere di un unico mosaico che costituisce il castello accusatorio. E tra gli elementi di rilievo c’è il fatto che non ci sono dubbi che siano state somministrate dosi massicce di medicinali tali da causare i decessi degli ospiti della struttura. E per Monti a farlo è stato Wick, perché a suo carico ci sarebbe una serie di indizi, a cominciare dalle sue condotte anomale, sia generali che infermieristiche, che incastrerebbero inesorabilmente l’infermiere. Tra queste anche il fatto che per ben due volte lo stesso Wick sarebbe stato fermato da alcuni colleghi poco prima di somministrare farmaci senza un apparente motivo a due ospiti della struttura Ma la pistola fumante - come sostenuto in aula dal pubblico ministero - sarebbe da individuare nella perquisizione domiciliare effettuata il giorno dopo la morte Vincenzo Gabrielli, morto il 25 febbraio del 2019 e il cui funerale venne bloccato per poter eseguire prima l’autopsia. 


La perquisizione
Nel corso della perquisizione, i carabinieri trovarono nella tasca esterna dello zaino che Wick non lasciava mai incustodito e che appendeva anche al carrello dei medicinali durante il turno di lavoro, un flaconcino con all’interno quello si scoprirà essere insulina. 


L’insulina
Per l’accusa, si tratterebbe dello stesso farmaco che avrebbe causato la morte di Gabrielli tenuto conto del fatto che l’anziano non era diabetico. Il pubblico ministero, Umberto Monti, ha poi illustrato ciascun caso di decesso sostenendo il nesso di causalità tra la somministrazione dei medicinali in dosi massicce e la morte degli anziani. Tesi che però non convincono i difensori di Leopoldo Wick che all’uscita dal tribunale di Macerata hanno voluto ribadire la convinzione di riuscire a dimostrare che il loro assistito sia innocente. «Il pubblico ministero, con grande abilità, ha usato una dialettica volta a cogliere l’attenzione dei giudici popolari e, questo, c’era da aspettarselo - commenta l’avvocato Tommaso Pietropaolo che insieme con i colleghi Francesco Voltattorni e Luca Filipponi difendono l’infermiere -. Ha usato degli argomenti sicuramente molto suggestivi ma quelli stessi argomenti saranno utilizzati anche dalla difesa che ha una visione assolutamente opposta e che porteranno alla prova dell’innocenza di Wick». 

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